Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto
La lunga attesa, la trattativa di Roma, la burocrazia greca. E alla fine il messaggio: «Prepararsi a partire». Superati guasti e tentate fratture, la Global Sumud Flotilla leva l’ancora. A bordo i deputati italiani, la «scorta democratica»
A BORDO DELLA SUMUD
«Cosa faremmo senza i cellulari? Saremmo costretti a parlare tra di noi!», sbuffa Hanna, e riabbassa gli occhi sullo schermo che trasmette la partita del Liverpool. Un caccia partito dalla base Nato di Suda sorvola le barche ferme sulla punta occidentale di Creta. Il boato non scuote l’equipaggio della Hio che sonnecchia sotto coperta. Il sole è già basso. La Global Sumud Flotilla doveva ripartire alle dieci del mattino ma ormai sono tutti rassegnati a un’altra notte all’ancora. Chi è partito a fine agosto da Barcellona la prende con filosofia. Due settimane fuori casa, avevano detto, massimo tre. È il 27 settembre.
Ogni volta che la flottiglia si ferma un’ondata di guasti e burocrazia la blocca più del previsto. Questa volta c’è una trattativa politica in Italia che sembra contribuire allo stallo delle navi, ma nessuno ci capisce granché, né gli italiani né tanto meno i cittadini degli oltre 40 paesi che partecipano alla missione. Arriva un messaggio dal direttivo con emoticon di allarme: «PREPARARSI A PARTIRE! Per qualche ragione c’è gente che dice che la partenza è rimandata a domani: non è così».
SULLA HIO NESSUNO si prepara, nessuno ci crede. Solo lo slovacco Peter fa su e giù per la barca e non capisce perché nessuno si muova, ma è solo e deve rassegnarsi. Passano altre due ore e all’improvviso l’ancora è su. Partiamo? «Non chiederlo a me, io mi limito a tenere il timone», dice Hannah. Nessuno sembra crederci e invece alle sette e un quarto, col sole che già scompare dietro le rocce dell’isoletta di Koufonissi, arriva il messaggio del portavoce della Global Sumud Flotilla, il brasiliano Thiago Avila: «L’ultima interazione con la guardia costiera greca è appena terminata. Sono stati davvero gentili, ci hanno augurato un viaggio sicuro e buona fortuna per la nostra missione. Questa missione ha superato il rischio di una sconfitta burocratica nei porti. Salpiamo per Gaza!». Su Hio è il momento di lasciare i cellulari e parlare tra di noi. Si mette su una cena rapida di sandwich che però entusiasma tutti: da Creta ci hanno portato del formaggio fresco ed è il primo cibo fresco da una decina di giorni, su Hio non c’è il frigo. Potrebbe essere l’ultima cena tranquilla di questa missione e il manifesto vorrebbe approfittarne per raccogliere le sensazioni dell’equipaggio che da un mese convive in tredici metri per tre.
Ma prima l’equipaggio vuole conoscere le informazioni del manifesto: i parlamentari italiani sono ancora con noi? A quello che qualcuno ha chiamato lo «scudo democratico» della missione i partecipanti semplici credono veramente: con la notte dei droni ancora nella pelle e il pericolo di un’aggressione ancora più violenta, tutti vogliono sapere se le figure di spicco, i politici, quelli più difficili da toccare, rimangono a bordo della missione.
RIMANGONO: il giorno prima si respirava aria di frattura, con i deputati Pd che spingevano per andare a Cipro e una piccola fronda italiana a mettere in dubbio il senso stesso della missione. Ma la frattura non c’è stata: deputati italiani ed europei di Partito democratico, Alleanza Verdi Sinistra e Movimento Cinque Stelle continuano ad accompagnare la flottiglia verso il suo obiettivo iniziale: provare a rompere con la disobbedienza civile il blocco illegale a cui è sottoposta la Striscia di Gaza da diciassette anni.
«CE LA FAREMO, apriremo un corridoio umanitario, lo penso da quando siamo partiti – dice Colm Byrne, irlandese – Guarda Netanyahu ieri all’Onu con tutto il mondo che abbandona la sala. Qualcosa sta cambiando». Colm nutre speranze un po’ irragionevoli in una lunga serie di fattori: droni turchi, marina egiziana, fregata italiana.
È ottimista anche Manuela Bedoyo, giovane attivista colombiana. Il presidente Gustavo Petro le ha dedicato già diversi tweet: chiama lei e la sua compagna Luna eroine nazionali, annuncia per loro le più alte onorificenze del paese. «Sento che arriveremo a Gaza. È un’intuizione personale più che politica, ma dopo tutto quello che abbiamo passato in questa missione sento che ce la faremo». Manuela ha sofferto moltissimo il mal di mare.
PETER TIENE i piedi per terra: «Ci mancano cinquecento miglia a Gaza. Ne faremo forse trecento, poi saremo intercettati. E ci deporteranno come hanno fatto con gli altri attivisti». Anche Carlos, documentarista messicano, è convinto che sarà sequestrato e poi deportato in fretta: «Forse a chi torna per la seconda volta, come Greta, la faranno pagare più cara. Ma non a noi».
Per Hannah il senso della missione sta più nell’atto della disobbedienza che nel raggiungimento dell’obiettivo: «Le persone vedono la flottiglia e si rendono conto che si può fare qualcosa per migliorare le cose. Se tutti facessero qualcosa i problemi del mondo si risolverebbero». Poi ci ripensa: «Anche se non è proprio così, perché quando si è in troppi si comincia a litigare su cosa bisogna fare». Hannah ha 65 anni e ha fatto un mese di prigione per aver partecipato a proteste per il clima. La prigione in Israele non la spaventa.
MA IL MANIFESTO vuole sapere come si sente Luna, che quasi non parla. Ma Luna, dice, non si sente in nessun modo: «Di tutte le mie emozioni faccio una palla e le schiaccio sul fondo. Non voglio sentire niente che possa interferire con la missione». Luna ha un marito palestinese.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."