I bambini di Gaza rischiano danni genetici “per le generazioni a venire” a causa del genocidio di Israele

Articolo originariamente pubblicato su Middle East Eye. Traduzione a cura della redazione di Bocche Scucite

Foto di copertina: Bambini palestinesi controllano le macerie di una casa residenziale a Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, il 1° luglio 2025, dopo gli attacchi israeliani della notte (AFP/Eyad Baba)

Gli scienziati avvertono che la guerra e la fame altereranno i geni dei bambini di Gaza, con il rischio di danni duraturi per le generazioni future

Il riso è l’unico alimento nutriente che Mohamed Aldreini può permettersi per nutrire sua figlia Rewan, di 22 mesi.

La bambina palestinese non ha mai assaggiato il latte materno da quando è nata nel novembre 2023, un mese dopo l’inizio del genocidio israeliano a Gaza.

La madre di Rewan, che ora si occupa di quattro figli, sta lottando contro la depressione.

Il suo corpo ha smesso di produrre latte dopo i ripetuti traumi causati dall’assedio israeliano e dagli incessanti bombardamenti.

La famiglia è stata costretta a fuggire dalla propria casa di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, prima a Gaza City e poi a Khan Younis.

“Questi eventi hanno portato alla diagnosi di Sindrome Post Traumatica da Stress per la madre di Rewan”, racconta Aldreini a Middle East Eye, mentre la moglie mette a bollire un pentolino di riso per preparare un budino di riso senza latte per la figlia.

Rewan ha ereditato la fragilità della madre.

Non può camminare, parla a malapena, soffre di un sistema immunitario debole, di problemi cardiaci e di una grave malnutrizione.

Continua a perdere peso e ora pesa solo 7 kg. La sua salute si sta deteriorando a causa di quella che il padre chiama “fame artificiale” imposta da Israele alla Striscia di Gaza.

Secondo Aldreini, Rewan potrebbe sopravvivere alla fame “se ricevesse un’alimentazione migliore e se la guerra cessasse”.

Ma i ricercatori genetici avvertono che, anche se sopravvive, Rewan rischia di avere problemi di salute a lungo termine, non solo lei, ma potenzialmente anche i suoi futuri figli.

Testimonianze storiche
Negli ultimi vent’anni, la ricerca su carestie e traumi storici – dall’Olocausto alla Grande carestia cinese e al genocidio del Ruanda – ha dimostrato che tali sofferenze lasciano impronte genetiche durature.

Sebbene la fame, lo stress e i traumi non mutino il DNA, lo segnano comunque con cambiamenti chimici che influenzano il modo in cui i geni vengono espressi, senza alterare la sequenza sottostante.

Questo processo è noto come epigenetica, in cui il peso della guerra si trasmette attraverso le generazioni.

Durante l’occupazione nazista, tra il 1944 e il 1945 le forniture di cibo furono tagliate dalle zone occidentali dei Paesi Bassi, causando una fame diffusa.

Decenni dopo, i ricercatori hanno scoperto che i bambini nati da donne incinte esposte alla carestia correvano rischi maggiori di gravi problemi di salute più avanti nella vita.

“Gli studi dimostrano che gli ormoni dello stress nelle madri influenzano il corpo e il cervello dei bambini”, ha dichiarato la professoressa Tessa Roseboom, biologa dell’Università di Amsterdam che ha guidato la ricerca sull’impatto genetico della carestia olandese.

“Abbiamo anche studiato come i padri che vivono in condizioni di insicurezza, stress e malnutrizione influenzino i loro bambini”, ha aggiunto Roseboom.

Nel 2015, un importante studio guidato da Rachel Yehuda si è concentrato su 32 sopravvissuti all’Olocausto e sui loro figli, trovando prove dell’eredità epigenetica dello stress.

“I cambiamenti genetici nei bambini potevano essere attribuiti solo all’esposizione dei genitori all’Olocausto”, ha spiegato Yehuda.

Doppio impatto a Gaza
A causa del blocco israeliano in corso, non sono ancora state condotte ricerche dirette sulla presenza di marcatori epigenetici a Gaza.

Ma gli scienziati stanno già tracciando dei paralleli con i casi dei Paesi Bassi, della Cina e dei sopravvissuti ebrei all’Olocausto.

“A Gaza, le condizioni attuali sono così dannose che potrebbero causare danni duraturi alla salute dei bambini – e alle generazioni future – anche se la pace dovesse arrivare presto”, ha dichiarato Roseboom a MEE.

Il dottor Leon Mutesa, ricercatore di punta dell’Università del Ruanda, il cui lavoro si concentra sull’eredità epigenetica del genocidio del 1994, condivide una visione simile.

“Oggi a Gaza vediamo già dei sintomi: paura, stress e alti livelli di colesterolo, tutti indicatori precoci di cambiamenti epigenetici in arrivo, simili a quelli che abbiamo osservato in Ruanda”, ha detto Mutesa a MEE.

La ricerca in Ruanda è iniziata dopo aver notato che i bambini nati durante il genocidio portavano il peso del trauma delle loro madri, ha spiegato Mutesa.

Questo si manifestava con depressione, ansia, disturbo bipolare, allucinazioni e altri disturbi psichiatrici.

“In zone di guerra come Gaza, l’impatto è doppio. Ulteriori strati di sofferenza, fame, sfollamento e violenza continua aggravano il trauma collettivo. Queste condizioni lasciano segni epigenetici negativi ancora più profondi”, ha aggiunto.

Secondo le stime dei funzionari sanitari palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso almeno 20.000 bambini dall’inizio della guerra a Gaza, due anni fa.

Secondo l’Unicef, oltre 50.000 bambini sono stati uccisi o feriti.

Nel solo mese di agosto, 12.800 bambini sono stati identificati come gravemente malnutriti, in una carestia che le Nazioni Unite hanno confermato “in modo inconfutabile”.

È probabile che queste condizioni lascino danni epigenetici gravi e duraturi.

“Credo che i gazesi subiranno impronte catastrofiche, forse anche più gravi di quelle che abbiamo osservato nei casi di studio di atrocità precedenti”, ha dichiarato il professor Hassan Khatib, esperto di epigenetica presso l’Università del Wisconsin-Madison.

“Non c’è dubbio che un disastro genetico attende la popolazione di Gaza, soprattutto le donne incinte e i ragazzi adolescenti durante la pubertà, una fase critica in cui si forma lo sperma”, ha avvertito.

Khatib ha detto che studi recenti sulle pecore hanno dimostrato che la dieta di un padre può influenzare tratti come la crescita muscolare e il rischio di malattie, con effetti trasmessi per due generazioni.

Ciò che sta accadendo porterà a un disastro futuro che vedremo nelle generazioni che crescono a Gaza, perché la Striscia è testimone di molti fattori complessi che esercitano una pressione negativa sulle persone”, ha aggiunto Khatib.

Una soluzione
Dopo aver esaminato il caso di Rewan e la storia medica della sua famiglia, gli specialisti hanno concluso che la bambina corre un rischio significativamente maggiore di gravi complicazioni di salute a causa dell’impatto epigenetico, facendo eco ai risultati di studi precedenti.

“È chiaro che questa bambina non riceve i nutrienti essenziali per il suo sviluppo”, ha detto Roseboom.

“Questo probabilmente influirà sul suo metabolismo e la renderà vulnerabile al diabete o alle malattie cardiache”.

Il dottor Mutesa è d’accordo. “I geni di Rewan sono stati alterati dalla guerra e dalla fame. Lei e i suoi futuri figli ne soffriranno”, ha avvertito.

Gli studi indicano una soluzione chiara per la crisi incombente: “Fermare la guerra”, ha detto Mutesa.

“Abbiamo osservato che alcuni ruandesi esposti al genocidio hanno iniziato a migliorare una volta che la violenza è finita e che è stato fornito loro un sostegno”, ha aggiunto.

Le ricerche dimostrano anche che lo stile di vita e l’ambiente svolgono un ruolo importante nell’influenzare i marcatori epigenetici. In altre parole, cambiamenti positivi, condizioni di vita sicure, accesso al cibo, all’assistenza sanitaria e al sostegno possono aiutare a riparare alcuni danni.

“Abbiamo bisogno dell’azione della comunità internazionale per fermare le sofferenze di Gaza”, ha dichiarato Roseboom.

“Questo conflitto non riguarda solo il momento presente, ma sta creando conseguenze che durano tutta la vita per bambini come Rewan e potenzialmente per le generazioni a venire”.

Sebbene i danni già causati possano essere irreversibili per alcuni, gli scienziati concordano sul fatto che molto può ancora essere prevenuto se si fornisce il giusto supporto.

La sicurezza, l’assistenza medica, l’alimentazione e la stabilità sociale sono fondamentali per salvare la vita di Rewan e di innumerevoli altri bambini come lei a Gaza.

“Mentre guardo la salute dei miei figli deteriorarsi – e mentre io e mia moglie lottiamo contro il diabete e la pressione alta – oso ancora sognare che questo genocidio finisca”, ha detto il padre di Rewan, Aldreini.

“Che possiamo tornare a una vita normale – come esseri umani”.

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