Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto
Palestina Una corte israeliana ha deciso per la demolizione immediata. La casa è da anni il luogo di incontro del villaggio e di accoglienza di attivisti da tutto il mondo
Ad At-Tuwani, piccolo villaggio della zona di Masafer Yatta nel sud della Cisgiordania e centro della presenza internazionale nell’area, c’è una struttura su due piani coperta da un murale del Collettivo italiano FX. La guest house di At-Tuwani è un luogo fondamentale per la resistenza palestinese. Spazio di incontro e confronto tra comunità palestinese e attivisti, giornalisti e diplomatici internazionali, che da anni trovano ospitalità tra le sue mura. La solidarietà e il racconto di quello che succede a Masafer Yatta passano per questa casa.
Lunedì una corte israeliana, a seguito della direttiva emessa a luglio dall’Ufficio centrale di Pianificazione dell’Amministrazione civile – che impone il rigetto automatico di tutte le richieste di costruzione palestinesi a Masafer Yatta e la chiusura automatica di tutte le procedure legali aperte dalla comunità contro la demolizione delle proprie abitazioni – ha deciso, senza possibilità di appello, la demolizione immediata della guest house.
«L’AMMINISTRAZIONE israeliana ha avanzato molteplici accuse infondate – racconta al manifesto Sami Huraini, attivista e coordinatore dei comitati popolari palestinesi – Una di queste riguarda la proprietà del terreno: sostengono che non appartenga a mio padre, il che è falso. Abbiamo fornito tutti i documenti che lo dimostrano. Un’altra accusa è che si tratterebbe di un sito archeologico da preservare, anche questo completamente falso». Il giudice ha rifiutato di ascoltare la famiglia di Sami e ha intimato alla comunità di tenersi pronta: la demolizione può avvenire in ogni momento. Oltre all’impossibilità di bloccare la decisione, alla famiglia Huraini è stata comminata una multa di 7.500 shekel (quasi 2mila euro) per aver costruito senza permesso.
Oltre alla violenza dei coloni, sempre più spietata e pervasiva, nei confronti delle comunità palestinesi, l’occupazione usa le demolizioni per portare avanti la pulizia etnica della Cisgiordania. Secondo l’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha), dal 7 ottobre 2023 le autorità israeliane hanno distrutto, confiscato, sigillato o forzato 3.542 strutture di proprietà palestinese in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, provocando lo sfollamento di oltre 7.074 palestinesi, tra cui circa tremila bambini.
Da inizio 2025 le demolizioni sono aumentate, portando alla distruzione di interi villaggi, come a Khallet Athaba, altro villaggio di Masafer Yatta dove vivono almeno 80 persone. Solo la scorsa settimana sono state demolite 25 strutture nei Territori occupati, 18 di queste nell’Area C della Cisgiordania e sette a Gerusalemme est.
Di queste ultime, sei su sette sono state demolite dagli stessi palestinesi, che possono decidere se far distruggere le loro case dall’amministrazione israeliana pagando per il «servizio» oppure farlo da soli, con tutta la sofferenza emotiva che ne consegue.
Ma queste pratiche di distruzione non iniziano il 7 ottobre, anzi sono una delle armi più usate da Tel Aviv per perseguire il proprio obiettivo di annessione totale della Cisgiordania. Uno strumento che forse meglio di altri esemplifica il regime di apartheid in cui i palestinesi vivono.
«COME SEMPRE noi palestinesi non otteniamo mai i permessi dal governo dell’occupazione israeliana. Diciamo chiaramente che, se dovessero demolire la guest house, noi la ricostruiremo. Questo è il loro modo di provare a spezzarci, di colpire questo luogo che rappresenta un centro vitale per il movimento, un punto di riferimento internazionale per gli attivisti e i giornalisti» dice Sami. E conclude: «È un momento cruciale: è davvero necessario che Israele venga chiamato a rispondere delle proprie azioni. Serve una forte pressione diplomatica da parte di tutti i governi per fermare questa demolizione».

 
			 
			 
			 
			 
			
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."