Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto
Di Michele Giorgio
Bombe, fame, malattie: lo studio sull’aspettativa di vita pubblicato da The Lancet. Ieri 45 morti a Gaza tra cui due gemelle di 4 anni. Ferme le cucine popolari. Assalti e incendi dei coloni ai villaggi in Cisgiordania
Si mettono in fila, ogni giorno, a migliaia. Davanti ai banchi con i pentoloni ci sono i bambini che allungano la mano con la scodella per avere una porzione di cibo. Ong locali e internazionali stimano in almeno 60.000 i minori che necessiteranno di cure per malnutrizione acuta nel 2025, se la situazione resterà questa o peggiorerà ulteriormente. E all’inizio della settimana ha chiuso anche l’ospedale pediatrico Mohammed al-Durrah, che non ha più nulla per curare e assistere i bambini.
Nonostante tutto, i palestinesi di Gaza resistono: alle bombe sganciate da F-16 e droni israeliani, alle lunghe attese per il cibo e i pacchi alimentari, al crollo del sistema sanitario, all’acqua potabile sempre più scarsa, a una vita fatta di stenti. A sostenerli è la speranza che una nuova tregua metta fine per sempre all’offensiva militare israeliana.
La fame, però, è sempre più insidiosa: ha già fatto vittime negli ultimi mesi. Le takiya, le cucine comunitarie, ultimo baluardo contro la carestia, sono sul punto di crollare. Pilastro per centinaia di migliaia di civili di Gaza, le mense – spesso improvvisate – sono minacciate dal blocco degli aiuti umanitari deciso da Israele il 2 marzo.
World Central Kitchen è tra le ultime organizzazioni ancora in grado di preparare pasti. «Ci stiamo avvicinando alla fine delle nostre scorte e al limite di ciò che è possibile», ci scrive l’organizzazione umanitaria, che l’anno scorso ha visto alcuni suoi operatori uccisi da un attacco aereo israeliano. «Da oltre un mese non arriva frutta fresca», aggiunge, «eppure, i nostri cuochi si adattano. Sono passati dal riso agli stufati a base di verdure in scatola, risparmiando carburante ed energia». Il panificio della WCK produce 87.000 pagnotte al giorno: non bastano. Il pane, non poche volte, è l’unico alimento per tante famiglie, e per soddisfare la domanda il forno è operativo 19 ore su 24.
Bombardamenti, sfollamenti continui, malnutrizione, poca acqua potabile, ferite gravi, malattie non curate e medicine introvabili, condizioni igieniche inesistenti e tanto altro ancora hanno ridotto drasticamente l’aspettativa di vita a Gaza. Lo dice uno studio pubblicato su The Lancet.
Nei primi 12 mesi del conflitto, gli uomini hanno perso in media 34,9 anni di vita, con un calo del 51,6% dell’aspettativa, scesa a 40,5 anni.
Per le donne, la perdita è stata di 29,9 anni (–38,6%), con un’aspettativa di 47,5 anni. E si tratta di stime conservative, che non considerano gli effetti indiretti della guerra.
Tutto contribuisce a questi dati drammatici, a cominciare dalla scarsa alimentazione. Campi coltivati, serre e allevamenti sono stati devastati, riducendo drasticamente la disponibilità di cibo.
Nel 2024, nel nord di Gaza, secondo i dati di Oxfam, la popolazione sopravviveva con una media di 245 calorie al giorno, meno del 12% del fabbisogno minimo. In molti casi, gli abitanti sono stati costretti a mangiare erba o foraggio per animali.
Lo studio afferma inoltre che i dati ufficiali del Ministero della Salute di Gaza hanno sottostimato – per limiti nella raccolta – del 41% il numero reale dei morti tra ottobre 2023 e giugno 2024. Il nuovo totale stimato è di oltre 64.000 vittime.
Eppure, per tanti israeliani tutto questo non basta. Il Jerusalem Post riferiva ieri che oltre 4.000 riservisti dell’esercito hanno inviato una lettera al ministro della Difesa, Israel Katz, chiedendo un’invasione massiccia e simultanea di tutta la Striscia. Tra i firmatari ci sono cinque generali di brigata. I riservisti criticano la «lentezza» dell’offensiva.
Non è stata certo lenta con Saba e Sana Abu Saif, gemelle di quattro anni, uccise ieri da un attacco aereo a Tuffah. E neppure con il bambino – mostrato ferito e sanguinante in un video – estratto dalle macerie nel centro di Gaza City, o con le decine di palestinesi morti nelle ultime ore in raid avvenuti in ogni punto della Striscia. Tra questi, tre minori in una tenda vicino a Nuseirat. Altre 18 persone sono state uccise nel mercato di Jabaliya.
Due giorni fa, un aereo ha lanciato un missile su Deir al-Balah, uccidendo il giornalista Said Abu Hasanein, 42 anni, sua moglie Asmaa e la figlia Sarah. Il numero di operatori dell’informazione uccisi dal 7 ottobre 2023 è salito a 212, secondo i dati palestinesi.
Intanto, denuncia l’Onu, la distruzione di 40 macchinari pesanti – tra cui ruspe e bulldozer – compiuta martedì dall’aviazione israeliana ha dato il colpo di grazia alle speranze di tante famiglie di recuperare i corpi dei loro cari – almeno 11.000 – sotto le macerie degli edifici distrutti. 436.000 abitazioni di Gaza sono state danneggiate o distrutte dopo il 7 ottobre 2023. I detriti ammontano a circa 50 milioni di tonnellate, che – nelle condizioni attuali – richiederanno decenni per essere rimossi.
E mentre il capo di stato maggiore israeliano, Eyal Zamir, ieri ammoniva che se non si raggiungerà in tempi stretti un accordo per un nuovo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi l’esercito amplierà significativamente l’offensiva a Gaza, alte colonne di fumo si alzavano in Cisgiordania. Dopo Sinjil (Ramallah), i raid dei coloni israeliani hanno preso di mira il villaggio di Bardala, nella Valle del Giordano, dando fuoco ai campi coltivati, alle stalle per gli animali e a un’abitazione.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."