Pattuglie sospese il 7 ottobre dell’attacco di Hamas

Articolo pubblicato originariamente su Inside Over

Di Andrea Muratore

Da una testimonianza proveniente direttamente dal campo militare israeliano emerge quella che appare essere una nuova, inquietante conferma del fatto che sulla genesi del conflitto tra Israele e Hamas, scatenato dagli attacchi degli islamisti contro lo Stato Ebraico del 7 ottobre 2023, molti capitoli appaiono ancora da scrivere.

A smuovere le acque è stato Shalom Sheetrit, combattente della Brigata Golani, la prima dell’esercito israeliano, la più decorata e ricoperta di onori e gloria sui campi di battaglia calcati dallo Stato Ebraico dal 1948 a oggi. Un’unità d’eccellenza che aveva titolarità della supervisione sull’area dei kibbutz Be’eri prima dei massacri del 7 ottobre.

La testimonianza del soldato della Golani

Sheetrit, parlando con l’emittente nazionalista di destra Israel National News – Channel 7 ricorda di uno “strano ordine” trasmessogli dal suo comandante di battaglione, che dichiara di averlo ricevuto dai suoi superiori, in cui si imponeva di fermare le pattuglie nella zona della recinzione di confine con la Striscia di Gaza dalle 5:20 alle 9 del 7 ottobre 2023.

In quella fase Hamas stava preparando e realizzando l’incursione, la più grave e sanguinosa mai subita da Israele nella sua storia, che portò alla morte di 792 civili israeliani, 59 poliziotti e 368 soldati.

Una strage che, come sappiamo, è stata presa al balzo dal governo nazionalista del premier Benjamin Netanyahu per scatenare la feroce operazione contro il territorio palestinese che non ha mai preso la forma della guerra vera e propria, trasformandosi gradualmente da rappresaglia indiscriminata a operazione di pulizia etnica con tratti sempre più esplicitamente genocidiari, sia per il numero di morti per bombardamenti, malattia e fame sia per il fatto che la campagna di Gaza sembra direttamente orientata a rendere sostanzialmente impossibile agli abitanti del territorio palestinese continuare a risiedervi.

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