Articolo pubblicato da Al-Jazeera. Traduzione dall’inglese a cura della redazione di Bocche Scucite
Di Ori Goldberg
Foto di copertina: Un proiettile colpisce il centro di Tel Aviv, provocando una violenta esplosione il 13 giugno 2025 [Screenshot via Reuters]
Non c’era nulla di preventivo nell’attacco israeliano alle infrastrutture militari e civili iraniane e ai funzionari.
Mentre lo scontro tra Israele e Iran continua, il numero delle vittime da entrambe le parti continua a salire. Nonostante la risposta letale dell’Iran, i funzionari israeliani hanno continuato a sostenere che gli attacchi contro varie strutture nucleari e militari iraniane erano necessari.
Sono state diffuse diverse giustificazioni all’opinione pubblica israeliana, ma nessuna spiega le vere ragioni per cui il governo israeliano ha deciso di portare avanti un attacco unilaterale e non provocato.
Il governo israeliano sostiene che l’attacco fosse di natura “preventiva”, volto ad affrontare una minaccia immediata e inevitabile da parte dell’Iran di costruire una bomba nucleare. Non sembrano esserci prove a sostegno di questa affermazione. L’attacco di Israele è stato senza dubbio pianificato meticolosamente nel corso di un lungo periodo di tempo. Un attacco preventivo deve comportare un elemento di autodifesa, che a sua volta è generato da una situazione di emergenza. Non sembra essersi verificata alcuna emergenza di questo tipo.
Inoltre, Israele ha suggerito che il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) pubblicato il 12 giugno, che condannava l’Iran per violazioni sostanziali degli impegni assunti nel quadro del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) fino all’inizio degli anni 2000, costituisse una tale emergenza. Ma anche l’AIEA sembra respingere tale affermazione. Nel rapporto non c’era nulla che non fosse già noto alle parti interessate.
Il governo israeliano ha anche suggerito, in relazione diretta al concetto di attacco “preventivo”, che il suo obiettivo era quello di “decapitare” il programma nucleare iraniano. Gli studiosi e i responsabili politici concordano generalmente sul fatto che Israele non ha la capacità di distruggere il programma, soprattutto se tentasse di portare a termine un attacco di questo tipo da solo.
La natura della campagna, così come si sta svolgendo, sembra anche indicare che Israele non abbia mai avuto intenzione di eliminare le attività nucleari iraniane. L’esercito israeliano ha bombardato vari obiettivi militari e governativi, dalle basi missilistiche a un giacimento di gas e a un deposito di petrolio. Ha anche compiuto una serie di omicidi contro alti ufficiali dell’esercito iraniano. Ali Shamkhani, ex ministro della Difesa e stretto consigliere della Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei, era tra gli obiettivi e sarebbe stato ucciso, anche se i media statali iraniani e il governo non hanno ancora confermato ufficialmente la sua morte. Si ritiene che Shamkhani fosse una figura di spicco nei colloqui con gli Stati Uniti negli ultimi mesi.
Il suo assassinio, insieme a quello di altri, riflette uno dei modus operandi preferiti da Israele. Israele spesso cerca di “eliminare” persone specifiche nella speranza che la loro morte porti allo smantellamento dei sistemi e delle istituzioni che guidano. La morte di Shamkhani può essere interpretata come un tentativo di sabotare i colloqui tra Iran e Stati Uniti. In ogni caso, gli omicidi sembrano anche indicare l’esistenza di un piano accurato per dimostrare la potenza di Israele a tutti i livelli della vita e delle pratiche ufficiali iraniane. Non si tratta di una “decapitazione” del programma nucleare iraniano.
Una terza ipotesi è che Israele sia determinato a dare il via a un “cambio di regime” a Teheran. Il primo ministro Benjamin Netanyahu lo ha detto apertamente quando ha invitato il “popolo orgoglioso dell’Iran” a lottare per la sua “libertà da un regime malvagio e repressivo”.
L’ipotesi che gli iraniani si limitino a seguire gli ordini di Israele mentre questo li bombarda incessantemente e unilateralmente sembra simile all’idea che se Israele affamasse e sterminasse i palestinesi a Gaza nella misura necessaria, questi si ribellerebbero contro Hamas e lo rimuoverebbero dal potere.
Anche se così fosse, presumere che tutto ciò che gli iraniani stanno aspettando sia un attacco israeliano per muoversi contro il regime dimostra una profonda mancanza di comprensione delle forze che guidano la politica iraniana. Sebbene molti iraniani siano indubbiamente contrari alla Repubblica Islamica, gli iraniani di tutte le tendenze politiche sono costantemente “patriottici”, impegnati a sostenere la sovranità e l’indipendenza dell’Iran da qualsiasi tentativo da parte di elementi esterni di imporre i propri programmi al loro Paese.
Infatti, proprio come numerosi israeliani che si considerano critici intransigenti di Netanyahu si sono messi sull’attenti quando è iniziato l’attacco israeliano e ora sostengono apertamente il governo – in modo particolarmente eclatante, i membri dell’“opposizione” parlamentare – così numerosi oppositori della Repubblica Islamica si stanno ora schierando dietro la bandiera a sostegno della sovranità violata dell’Iran. Affermare che Israele stia semplicemente “gettando le basi” per una ribellione popolare iraniana con il suo attacco è, nella migliore delle ipotesi, una cinica manipolazione.
Israele non ha attaccato l’Iran per tutte queste ragioni. Allora, cosa ha spinto all’attacco? Nel mezzo della campagna genocida a Gaza, Netanyahu è ben consapevole che il suo governo sta esaurendo le opzioni. La comunità internazionale, così come gli alleati regionali, hanno iniziato a criticare apertamente Israele. Alcuni si stanno anche preparando ad attuare misure unilaterali, come il riconoscimento di massa di uno Stato palestinese.
Il mandato di arresto della Corte penale internazionale nei confronti di Netanyahu è imminente e la decisione della Corte internazionale di giustizia sulla legalità dell’occupazione israeliana è in attesa di essere eseguita. Israele e il suo esercito hanno continuato a compiere massacri, negandoli, e sono stati scoperti a mentire.
Non c’è dubbio che Netanyahu abbia pianificato l’attacco all’Iran per anni, aspettando il momento giusto. Questo momento è arrivato venerdì. Si tratta di un tentativo disperato di mobilitare il mondo a sostegno di Israele, proprio mentre si preparano le condizioni per negargli l’impunità assoluta di cui ha goduto sin dalla sua creazione.
L’Iran è ancora considerato una potenziale minaccia da molte potenze leader del Nord del mondo. Invocando i noti slogan associati all’azione letale unilaterale di Israele – dalle promesse divine all’Olocausto – Netanyahu sperava di ristabilire lo status quo: Israele può ancora fare tutto ciò che vuole.
Questa è l’attuale definizione di “sicurezza” di Israele, il principio più sacro al suo centro. È la genesi apparentemente apolitica dell’israelianità, il luogo dedicato interamente alla supremazia ebraica, che è l’unico modo ‘reale’ per garantire l’integrità delle vite ebraiche. “Sicurezza” significa che Israele può uccidere chiunque voglia, per tutto il tempo che vuole, ovunque e in qualsiasi momento, senza pagare alcun prezzo per le sue azioni.
Questa “sicurezza” è ciò che ha motivato le azioni di Israele da Gaza allo Yemen, al Libano e alla Siria, e ora in Iran. Un tale “regime di sicurezza” deve ovviamente espandersi continuamente. Non può mai fermarsi. Colpendo l’Iran, Netanyahu ha puntato tutto, rivendicando l’impunità completa e assoluta per Israele e per se stesso, sia all’Aia che nei tribunali nazionali.
Sarà questa la salvezza di Netanyahu? Il pubblico israeliano lo perdonerà per i suoi abbietti fallimenti in patria e le orribili trasgressioni a Gaza? Osservando l’attuale clima di giubilo nel discorso pubblico israeliano, potrebbe benissimo essere così.
Le lunghe file che si snodano davanti a ogni negozio aperto, dai ferramenta ai negozi di alimentari, dimostrano che gli israeliani sono entrati in una modalità di sopravvivenza cieca. Una cittadinanza docile può andare bene per Netanyahu, ma è di cattivo auspicio per qualsiasi tentativo di costruire e difendere una società israeliana solida.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."