Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto. Foto di copertina: I corpi delle vittime palestinesi dei raid israeliani del 21 agosto 2025 allo Shifa Hospital – Ap/Jehad Alshrafi
+972 e Guardian svelano i contenuti del database dell’intelligence: a maggio 2025, su 45mila morti, 8.900 erano combattenti. In 22 mesi i dati ufficiali su Gaza sono cambiati di continuo e quelli reali sono stati nascosti
Pubblichiamo l’inchiesta della rivista israeliana-palestinese +972mag
I dati provenienti da un database interno dei servizi segreti israeliani indicano che almeno l’83% dei palestinesi uccisi durante l’offensiva israeliana su Gaza erano civili, rivela un’indagine condotta da +972 Magazine, Local Call e The Guardian.
Le cifre ottenute dal database riservato, che registra le morti dei miliziani di Hamas e della Jihad islamica palestinese (Pij), contraddicono in modo netto le dichiarazioni pubbliche dell’esercito israeliano e dei funzionari governativi, che hanno generalmente dichiarato un rapporto di 1:1 o 2:1 tra vittime civili e miliziani.
Al contrario, i dati riservati confermano i risultati di diversi studi che suggeriscono che i bombardamenti israeliani su Gaza hanno ucciso civili a un ritmo che ha pochi precedenti nella guerra moderna.
L’ESERCITO israeliano ha confermato l’esistenza del database, gestito dalla Direzione dell’intelligence militare (nota con l’acronimo ebraico «Aman»). Diverse fonti di intelligence che hanno familiarità con il database hanno affermato che l’esercito lo considera l’unico conteggio autorevole delle vittime tra i combattenti. Come ha affermato una di queste fonti: «Non c’è altro posto dove controllare».
Il database include un elenco di 47.653 nomi di palestinesi di Gaza che Aman considera attivi nelle ali militari di Hamas e del Pij; secondo le fonti, l’elenco si basa sui documenti interni dei gruppi acquisiti dall’esercito (che +972, Local Call e il Guardian non sono stati in grado di verificare).
Il database identifica 34.973 nomi come membri di Hamas e 12.702 come membri della Jihad Islamica (un piccolo numero è elencato come attivo in entrambi i gruppi, ma questi sono conteggiati solo una volta nel totale complessivo).
Secondo i dati, ottenuti nel maggio di quest’anno, l’esercito israeliano riteneva di aver ucciso circa 8.900 membri dal 7 ottobre, di cui 7.330 considerati morti con certezza e 1.570 registrati come «probabilmente morti». La stragrande maggioranza di loro era di basso grado, mentre l’esercito sospettava di aver ucciso 100-300 membri di alto rango di Hamas su un totale di 750 nominati nel database.
Una fonte che conosce bene il database ha spiegato che a ogni nome presente nella lista che l’esercito è sicuro di aver ucciso è allegata una specifica informazione di intelligence che giustifica tale designazione. +972, Local Call e il Guardian hanno ottenuto i dati numerici dal database senza i nomi o ulteriori rapporti di intelligence.
IL BILANCIO complessivo delle vittime pubblicato quotidianamente dal ministero della salute di Gaza (che Local Call ha rivelato lo scorso anno essere considerato affidabile anche dall’esercito israeliano) non distingue tra civili e miliziani. Ma prendendo i dati sulle vittime combattenti ottenuti dal database interno dell’esercito israeliano a maggio e confrontandoli con il bilancio totale delle vittime del ministero della salute, è possibile calcolare una percentuale approssimativa di vittime civili per la guerra fino a tre mesi fa, quando il bilancio delle vittime era di 53mila.
Supponendo che tutti i morti miliziani, certi e probabili, siano stati conteggiati nel bilancio totale, oltre l’83% dei morti di Gaza erano civili. Se si escludono le vittime probabili e si includono solo quelle certe, la percentuale di vittime civili sale a oltre l’86%.
Le fonti dell’intelligence hanno spiegato che il numero totale di membri di Hamas e del Pij uccisi è probabilmente superiore a quello registrato nel database interno, poiché non include i membri uccisi ma non identificabili per nome, i gazawi che hanno preso parte ai combattimenti ma non erano membri ufficiali di Hamas o del Pij, né le figure politiche di Hamas come sindaci e ministri del governo che Israele considera obiettivi legittimi (in violazione del diritto internazionale).
Tuttavia, ciò non significa necessariamente che la percentuale di vittime civili sia inferiore; anzi, potrebbe essere anche più alta. Recenti studi hanno suggerito che il bilancio delle vittime fornito dal ministero della salute – che attualmente si attesta intorno alle 62mila unità – è probabilmente inferiore al numero totale delle vittime dell’offensiva israeliana, forse di diverse decine di migliaia.
FIN DALL’INIZIO della guerra, i funzionari israeliani hanno cercato di respingere le accuse di uccisioni indiscriminate a Gaza, mentre il bilancio delle vittime palestinesi aumentava rapidamente. Nel dicembre 2023, con un bilancio delle vittime già pari a 16mila, il portavoce internazionale dell’esercito israeliano, Jonathan Conricus, ha dichiarato alla Cnn che Israele aveva ucciso due civili per ogni miliziano, un rapporto che ha definito «estremamente positivo».
Nel maggio 2024, con un bilancio di 35mila morti, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che il rapporto era in realtà più vicino a 1:1, un’affermazione che ha ripetuto nel settembre dello stesso anno.
Il numero specifico di miliziani che Israele sostiene di aver ucciso dal 7 ottobre ha oscillato apparentemente senza alcuna logica. Nel novembre 2023, un alto funzionario della sicurezza ha lasciato intendere al sito di notizie israeliano Ynet che Israele aveva già ucciso oltre 10mila miliziani. In una valutazione militare ufficiale presentata al governo il mese successivo, questo numero è sceso a 7.860.
I misteriosi aumenti e cali sono continuati fino al 2024. Nel febbraio di quell’anno, il portavoce dell’Idf ha affermato che Israele aveva ucciso 13mila membri di Hamas, ma una settimana dopo l’esercito ha riportato una cifra inferiore, 12mila. Nell’agosto 2024, l’esercito ha dichiarato di aver ucciso 17mila membri di Hamas e del Pij, un numero che due mesi dopo si è ridotto di nuovo a 14mila uccisi «con alta probabilità». Nel novembre 2024, Netanyahu ha stimato il numero «vicino ai 20mila».
NEL SUO DISCORSO di pensionamento nel gennaio di quest’anno, il capo di stato maggiore uscente Herzi Halevi ha ribadito che Israele aveva ucciso 20mila militanti a Gaza dal 7 ottobre. E a giugno, il Centro Begin-Sadat per gli studi strategici dell’Università Bar-Ilan, di orientamento conservatore, ha citato fonti militari secondo cui il numero delle vittime tra i militanti a Gaza sarebbe pari a 23mila.
Fonti dell’intelligence hanno riferito a +972, Local Call e al Guardian che alcune di queste affermazioni derivano probabilmente da un database obsoleto e impreciso gestito dal Comando Sud dell’esercito, che alla fine dello scorso anno stimava – senza fornire un elenco di nomi – che fossero stati uccisi circa 17mila miliziani.
«Questi numeri sono storie inventate dal Comando Sud», ha affermato una fonte dell’intelligence. I rapporti esagerati del Comando Sud erano probabilmente basati sulle dichiarazioni dei comandanti sul campo, i cui subordinati riportavano regolarmente in modo errato le vittime civili come miliziani.
Ad esempio, +972 e Local Call hanno recentemente rivelato un caso in cui un battaglione di stanza a Rafah ha ucciso circa 100 palestinesi e li ha registrati tutti come «terroristi», ma un ufficiale del battaglione ha testimoniato che in tutti i casi tranne due le vittime erano disarmate.
Un’indagine condotta da Haaretz lo scorso anno ha analogamente rilevato che solo 10 dei 200 «terroristi» che il portavoce dell’Idf aveva dichiarato uccisi dalla 252ª Divisione nel corridoio di Netzarim potevano essere identificati come membri di Hamas.
Nell’aprile 2024, il quotidiano di destra Israel Hayom ha riportato che diversi membri della Commissione affari esteri e difesa della Knesset avevano messo in dubbio l’affidabilità dei dati sulle vittime miliziane presentati loro dall’esercito. I membri della commissione hanno scoperto che il numero reale era molto più basso e che l’esercito aveva gonfiato il numero delle vittime tra i miliziani «al fine di creare un rapporto di 2:1» tra i morti civili e quelli miliziani.
«STIAMO segnalando la morte di molti membri di Hamas, ma penso che la maggior parte delle persone che riportiamo come morte non siano realmente membri di Hamas», ha detto a +972, Local Call e al Guardian una fonte dei servizi segreti che ha accompagnato le forze sul campo. «Le persone vengono promosse al rango di terroristi dopo la loro morte. Se avessi ascoltato la brigata, sarei giunto alla conclusione che avevamo ucciso il 200% dei membri di Hamas nella zona».
Una fonte ufficiale della sicurezza ha confermato che prima che il database dell’intelligence fosse in uso, le cifre relative alle vittime combattenti dell’esercito – come il numero 17mila – erano solo una «stima» basata in gran parte sulle testimonianze degli ufficiali. «Il metodo di conteggio è cambiato – ha detto la fonte – All’inizio della guerra, (ci basavamo) sui comandanti che dicevano ‘Ho ucciso cinque terroristi’».
Il database dell’intelligence, al contrario, si basa su un’analisi persona per persona ed è l’unico numero che l’esercito può “garantire” con un alto grado di certezza, ha spiegato la fonte, anche supponendolo sottostimato. La fonte ha aggiunto che i dati resi pubblici dai leader politici non sono coordinati con le informazioni disponibili dei servizi segreti.
L’analista palestinese Muhammad Shehada ha dichiarato a +972, Local Call e al Guardian che i dati contenuti nel database dei servizi segreti corrispondono fedelmente alle cifre che gli sono state fornite dai funzionari di Hamas e del Pij: nel dicembre 2024 stimavano che Israele avesse ucciso circa 6.500 dei loro membri, compresi quelli dell’ala politica.
SUBITO DOPO il 7 ottobre, Yossi Sariel, allora comandante dell’unità d’élite dell’esercito per l’intelligence delle comunicazioni, l’Unità 8200, ha iniziato a condividere con i suoi subordinati un aggiornamento quotidiano che mostrava il numero di membri di Hamas e del Pij uccisi a Gaza. Il grafico, secondo tre fonti che lo conoscono bene, era chiamato «cruscotto di guerra» ed era presentato da Sariel come una misura del successo dell’esercito.
«Dava molta importanza ai ‘dati, dati, dati’ – ha spiegato uno dei subordinati di Sariel – la necessità di misurare tutto in termini quantitativi. Per dimostrare l’efficienza. Per cercare di rendere tutto più intelligente e tecnologico». Un’altra fonte ha detto che era come «una partita di calcio, con gli ufficiali seduti a guardare i numeri che salivano sul cruscotto». (Yossi Sariel ha rifiutato la nostra richiesta di commento, rimandandoci al portavoce dell’Idf).
Il maggiore generale (riserva) Itzhak Brik, che ha servito per molti anni come comandante nell’esercito israeliano e successivamente come difensore civico per i reclami dei soldati, ha spiegato come questa visione abbia alimentato una cultura della menzogna: «Hanno creato un sistema in cui più uccidevi, più avevi successo, e di conseguenza hanno mentito sul numero delle vittime», ha affermato, descrivendo i dati presentati dal portavoce dell’Idf come «una delle più gravi menzogne» nella storia di Israele.
Mentono senza sosta, sia i vertici militari che politici. Non c’è assolutamente alcun collegamento tra i numeri che annunciano e ciò che realmente accade
Itzhak Brik
«Mentono senza sosta, sia i vertici militari che quelli politici – ha aggiunto Brik – In ogni raid, gli annunci del portavoce dell’Idf dicevano: ‘Centinaia di terroristi sono stati uccisi’. È vero che centinaia di persone sono state uccise, ma non erano terroristi. Non c’è assolutamente alcun collegamento tra i numeri che annunciano e ciò che sta realmente accadendo».
PARLANDO con i soldati il cui compito era esaminare e identificare i corpi delle persone uccise dall’esercito a Gaza, ha detto che gli hanno riferito: «Tutti quelli che l’esercito dice di aver ucciso, la maggior parte sono (civili). Punto».
Sia Hamas che il Pij sono stati gravemente indeboliti dall’offensiva israeliana degli ultimi due anni, che ha ucciso la maggior parte dei vertici dei gruppi e danneggiato in modo significativo le loro infrastrutture militari. Tuttavia, i dati ottenuti dal database dell’intelligence mostrano che Israele ha ucciso solo un quinto di coloro che considera miliziani. Le stime dell’intelligence americana suggeriscono che Hamas abbia reclutato 15mila agenti durante la guerra, il doppio di quelli uccisi da Israele.
Ma la retorica genocida diffusa dalla leadership israeliana e dall’alto comando militare sin dall’inizio della guerra suggerisce l’intenzione di danneggiare tutti i palestinesi a Gaza, non solo i miliziani. La mattina del 7 ottobre, l’allora capo di stato maggiore Herzi Halevi disse a sua moglie: «Gaza sarà distrutta», ha rivelato lei in un recente podcast.
E in una registrazione trapelata nei mesi scorsi e trasmessa la scorsa settimana dal canale israeliano Channel 12, l’allora direttore dell’Aman, Aharon Haliva, ha affermato che «50 palestinesi devono morire» per ogni israeliano ucciso il 7 ottobre, aggiungendo: «Non importa se sono bambini».
Il diritto internazionale non stabilisce quale sia il rapporto “accettabile” tra vittime civili e civili, ma esamina ogni attacco secondo il principio di proporzionalità. A questo proposito, già nel novembre 2023, +972 e Local Call hanno rivelato che l’esercito israeliano aveva notevolmente allentato le restrizioni sulle vittime civili dopo il 7 ottobre, autorizzando l’uccisione di oltre 100 civili palestinesi durante il tentativo di assassinare un alto comandante di Hamas e fino a 20 per gli agenti di grado inferiore.
IL RISULTATO di questa politica di fuoco e della più ampia cultura della vendetta seguita al 7 ottobre è un rapporto di vittime civili a Gaza estremamente alto per la guerra moderna, secondo gli esperti, anche rispetto a conflitti noti per le uccisioni indiscriminate come le guerre civili siriana e sudanese.
«La percentuale di civili tra le vittime sarebbe insolitamente alta, soprattutto perché questa situazione si protrae da così tanto tempo», ha affermato Therese Pettersson dell’Uppsala Conflict Data Programme (Ucdp), che raccoglie dati sulle vittime civili in tutto il mondo. Ha aggiunto che è possibile trovare percentuali simili di vittime civili quando si considera una città o una battaglia specifica all’interno di un conflitto più ampio, ma «molto raramente» quando si guarda alla guerra nel suo complesso.
Nei conflitti globali monitorati dall’Ucdp dal 1989, i civili hanno costituito una percentuale maggiore dei morti solo nei genocidi di Srebrenica (1992-95) e del Ruanda (1994) e durante l’assedio di tre mesi di Mariupol da parte della Russia (2022), ha affermato Pettersson.
Solo quando ci sarà un cessate il fuoco sarà possibile calcolare con precisione il numero di vittime civili a Gaza. Ma il database dell’intelligence indica che la percentuale è molto più alta rispetto alle cifre che Israele ha presentato al mondo per quasi due anni.
+972 e Local Call hanno inizialmente contattato il portavoce dell’Idf per un commento alla fine di luglio e hanno ricevuto una dichiarazione che non contestava i nostri risultati: «Durante tutta la guerra, sono state condotte valutazioni di intelligence complete sul numero di terroristi eliminati nella Striscia di Gaza. Il conteggio è un processo di intelligence complesso che si basa sulla situazione delle forze sul campo e sulle informazioni di intelligence, incrociando una vasta gamma di fonti di intelligence».
TRE SETTIMANE dopo, in seguito alla richiesta di commento dello stesso Guardian sui dati, l’esercito ha dichiarato di voler «riformulare» la sua risposta e ha respinto le nostre conclusioni senza ulteriori spiegazioni: «I dati presentati nell’articolo sono errati e non riflettono quelli disponibili nei sistemi dell’Idf. Durante tutta la guerra, vengono condotte continue valutazioni di intelligence sul numero di terroristi eliminati nella Striscia di Gaza, basate su metodologie BDA (bomb damage assessment, valutazione dei danni causati dai bombardamenti) e controlli incrociati da varie fonti… documenti provenienti da organizzazioni terroristiche nella Striscia».
Un portavoce non ha risposto immediatamente quando gli è stato chiesto perché l’esercito avesse dato risposte diverse a domande relative a un unico insieme di dati.

[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."