Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto. Tratto dalla pagina FB di Pasquale Porciello. Foto di copertina: L’auto dei giornalisti libanesi colpita ieri – Ap /Mohammed Zaatari
Israele riprende in Libano a uccidere i giornalisti. Sei in totale dall’inizio del conflitto.
Il Comitato per la protezione dei giornalisti denuncia in un rapporto di ieri che, dal 7 ottobre 2023, assieme ai sei libanesi, 123 giornalisti e operatori palestinesi sono stati uccisi, 41 feriti; due giornalisti palestinesi risultano dispersi e 69 sono nelle carceri israeliane.
Libano Beirut denuncia: «Contro i reporter assassinio premeditato». La missione Onu: altri quattro attacchi negli ultimi giorni, ma non arretriamo
Di Pasquale Porciello
Tre giornalisti sono stati uccisi in Libano mentre dormivano in un’area allestita per la stampa ad Hasbaya, confine sud-orientale libanese. L’aviazione israeliana ha colpito alle quattro di ieri mattina il bungalow dove si trovavano il cameraman Ghassan Najjar e il tecnico Mohamed di Al-Mayadeen, emittente libanese pro-Hezbollah, e l’operatore Wissam Qassim di Al-Manar, canale mediatico del partito di Dio.
«Questo è un assassinio, dopo monitoraggio e tracciamento, premeditato e pianificato, visto che c’erano 18 giornalisti presenti sul posto che rappresentavano sette differenti istituzioni mediatiche», ha scritto su X il ministro dell’informazione libanese Ziad Makary, che ha definito l’episodio un «crimine di guerra». Nella stessa provincia, quella di Hasbaya, numerosi villaggi sono da una settimana senz’acqua dopo che bombardamenti israeliani hanno messo fuori uso la rete idrica locale.
SONO SEI I GIORNALISTI che hanno perso la vita in Libano dall’inizio del conflitto. A novembre scorso la giornalista Farah Omar e il cameraman Rabih Me’mari di Al-Mayadeen furono uccisi da un drone; un mese prima il videomaker di Reuters Issam Abdallah era morto a causa di un attacco israeliano alla postazione dove lavorava con cinque colleghi, due feriti. Il Comitato per la protezione dei giornalisti denuncia in un rapporto di ieri che, dal 7 ottobre 2023, assieme ai sei libanesi, 123 giornalisti e operatori palestinesi sono stati uccisi, 41 feriti; due giornalisti palestinesi risultano dispersi e 69 sono nelle carceri israeliane.
In due diversi annunci l’Unifil ha denunciato ieri altri quattro attacchi alle sue postazioni negli ultimi giorni da parte dell’esercito israeliano, ma «fortunatamente nessun militare (Onu) è rimasto ferito».
Unifil attribuisce con certezza uno degli attacchi all’«esercito israeliano (che) ha ripetutamente chiesto a Unifil di abbandonare le proprie posizioni sulla Linea Blu e ha deliberatamente danneggiato camere, luci e attrezzature per la comunicazione in alcune delle nostre posizioni». Unifil ripete anche di non voler lasciare le postazioni, tanto meno arretrare.
Raid israeliani anche sul valico di frontiera di Qaa, tra Libano e Siria, che complicano l’uscita dal paese ai molti siriani (finora circa mezzo milione) che tornano in Siria dopo l’esodo cominciato nel 2011. Con loro anche molti libanesi che provano a trovare rifugio nel paese confinante. Il 4 ottobre Tel Aviv aveva bombardato la strada principale che da Beirut porta a Damasco, all’altezza dell’importante checkpoint di Masnaa.
L’aviazione israeliana continua a bombardare anche l’est e il sud del paese, dopo aver aperto il fronte nella città di Tiro tre giorni fa. Proprio ieri sera ha lanciato per la prima volta un missile nei pressi del campo palestinese di Rashidiyeh a Tiro, il secondo più popoloso del Libano.
LA NOTTE tra giovedì e ieri è stata all’insegna delle bombe anche per Beirut sud, la periferia della capitale semidistrutta e sotto tiro da un mese. Hezbollah, da parte sua, ieri ha annunciato di aver respinto altre incursioni di terra israeliane e di aver lanciato razzi contro postazioni militari nel nord di Israele. L’esercito israeliano ha riportato di aver perso cinque uomini in territorio libanese.
Il premier libanese Najib Miqati si è recato ieri a Dublino dove ha incontrato l’omologo Simon Harris nell’ambito del viaggio per la conferenza a Parigi di giovedì organizzata per raccogliere fondi per la crisi umanitaria. Precedentemente in giornata, Miqati aveva avuto un breve colloquio a Londra con il capo della diplomazia statunitense Antony Blinken che ha fatto appello a «una soluzione diplomatica» per il Libano.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…