Voci da Gaza: 19-24 ottobre 2024

Dal quindicesimo al ventesimo giorno del secondo anno della guerra genocida contro Gaza, 19-24 ottobre 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e assedio

Spostamento forzato di persone dal nord a Gaza City, dove vengono sfollate e perse nel nulla

Per quasi un anno, le strade della parte occidentale e centrale di Gaza City non avevano assistito a questo affollamento di persone. Mi sono tornati in mente mentre andavo in ufficio i ricordi dei festival, ma quello che sta accadendo non è un festival. I volti delle persone sono tristi, pieni di segni di paura e miseria, e le strade non sono affollate di autobus che trasportano masse, ma piuttosto affollate di numerosi carri trainati da animali, ammassati di donne e bambini, stremati dallo sfollamento forzato da Beit Lahia e Jabalia. Si guardano a destra e a sinistra, non credendo di essere sfuggiti all’inferno che ha quasi messo fine alle loro vite, e cercano un volto che potrebbero riconoscere. Non avendo familiarità con il posto e non sapendo dove andare, ho sentito qualcuno chiedere se questa strada portava al campo sulla spiaggia, e un altro dire che forse lungo la strada avrebbero trovato una scuola per potersi riposare.

Mentre attraversavo via Al-Jalaa, ho visto le famiglie riunirsi accanto a ciò che restava delle mura o a quello che un tempo veniva chiamato marciapiede. Mi chiedevo dentro di me, dove sarebbero andate tutte queste persone? Quale posto ospiterà migliaia di persone? Le scuole sono sovraffollate, i resti delle case sono sovraffollati, i resti dei negozi sono sovraffollati, al punto che le donne hanno cominciato a stendere il bucato su corde nelle strade dove c’è ancora spazio per accogliere nuovi sfollati.

Ho chiamato una collega al lavoro per sapere dove fossero finiti lei e la sua famiglia. Mi ha risposto con voce esausta, quasi piangendo: “Hanno bombardato la casa e siamo andati al progetto Beit Lahia. Sono tornati e hanno bombardato la gente. Io i ragazzi e le ragazze siamo stati feriti, siamo rimasti tutti feriti. Ha continuato: “Abbiamo cercato di uscire per due giorni, ma l’esercito ci ha circondato”. In risposta alla mia domanda, mi ha detto che non aveva avuto abbastanza tempo per portare con sé molte cose, perché la priorità era la sopravvivenza sua e dei bambini.

Non avevo bisogno di sapere altro. A parte quanto riportato dai telegiornali sulla portata degli orrori a cui è esposto il popolo del nord per la terza settimana consecutiva, sentiamo direttamente il rumore dei bombardamenti.
Il ronzio dei droni è così assordante che ogni volta ho la sensazione che il missile mi cada in testa.

Ogni giorno la ferocia dell’esercito sionista aumenta, in una dimensione difficile da descrivere. Un’ amica della Cisgiordania mi ha chiesto: “Qual è la storia del buco in cui hanno messo donne e bambini?” Allora le ho spiegato come i soldati separano le donne dagli uomini e poi li costringono a scendere in una buca profonda. Queste buche sono ciò che rimane dagli edifici o le strade distrutte, con il terreno inghiottito e trasformato in un buco. Una volta obbligato le donne ei bambini a scendere nel buco, i carri armati dell’esercito sionista iniziano a girare attorno al buco sollevando polvere e terrore nelle loro anime. Tante cercano di uscire sotto i proiettili volanti, molti di loro rimangono feriti e non riescono a sopravvivere, l’esercito di occupazione si comporta nella stessa maniera anche con i bambini, senza pietà.

Tutta questa brutalità praticata dai soldati mercenari sulle donne e sui bambini è solo un accenno agli orrori a cui sono sottoposti gli uomini durante gli interrogatori, con il pretesto di ottenere informazioni sulla resistenza.

È un peccato che tutto ciò avvenga davanti agli occhi dell’amministrazione americana e dei leader dei paesi che forniscono sostegno militare e morale all’entità sionista. Ci siamo abituati ormai ai doppi standard dove tutti parlano della necessità di fornire aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza e allo stesso tempo ignorano il significato dell’umanità quando gli viene chiesta la fine di questa barbara aggressione e della guerra genocida a cui le persone sono esposte in tutte le aree della Striscia di Gaza.

Le maschere sono cadute da tempo, e con esse ogni illusione sulla possibilità che questi neonazisti ci possano essere di qualche aiuto. Per quanto riguarda la gente di Gaza, a sua volta si rende conto che arriverà il momento di uscire da questo inferno e fermare questa aggressione, e gli obiettivi dell’entità usurpatrice razzista di sradicarci e allontanarci dalla nostra terra saranno compromessi.

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