Articolo pubblicato originariamente su Invisible Arabs
Di Paola Caridi
Io sono indignata per i cento morti ammazzati a Gaza. Per gli almeno cento palestinesi morti ammazzati dall’aviazione israeliana, dalle bombe israeliane, dagli ordini israeliani di violare il cessate il fuoco, uccidere, massacrare. Io sono indignata da questo, oggi e domani, e dopodomani, e per sempre. Da questo peso della morte per mano umana che si sente a corrente molto, troppo alternata, in Italia.
Sono sconvolta dalle facce senza vita dei bambini, come addormentati, pallidi. Ne sono stati uccisi a decine, molti mentre dormivano. Sono travolta dalla pietas degli uomini della protezione civile palestinesi che baciano sul capo i bambini ammazzati. Sono sconvolta dallo strazio di chi non si capacita di fronte a un sudario, a un corpo senza vita: di madre, figlio, fratello, sorella, amico. Un dolore che non riusciamo neanche a immaginare, pur avendolo provato, nella vita. Sono attonita di fronte ai funerali tra le macerie, alle preghiere tra le rovine di una città come Gaza, alle sepolture frettolose. Allo strazio infinito e, sembra, così lieve, senza peso, per noi.
La cosa che, però, mi provoca un dolore ancor più profondo è assistere alla sconcezza del nostro, di mondo. Che non dice, scrive nulla – se non le solite poche righe di cronaca spicciola e senza empatia alcuna – di quei cento morti, ammazzati in poche ore. Che non fa, soprattutto, una riflessione seria sul peso che i morti hanno sulla nostra bilancia morale. Quanto pesano, quei cento morti? Straccioni, sono solo cento palestinesi straccioni, per noi? Sono stati uccisi, per nulla. O meglio, sono stati uccisi, per crudeltà, per crimini, per terrorismo. Sono stati uccisi, senza la nostra cura.
Nessuna vergogna, nel nostro agire politico? Nessuno sdegno, questo sì, profondissimo per una crudeltà oltremisura che butta giù interi palazzi e squarcia la notte con bombe che distruggono macerie e massacrano esseri umani? Nessuna misura, nel nostro pensare? Quanto contano, i cento e più morti, le decine di migliaia di uccisi, i feriti e gli amputati, i per-sempre-traumatizzati, gli infelici per il resto dei loro giorni?
Non ci sto, a essere equanime. Non ci sto proprio, a ritirarmi nelle indignazioni di bottega italiane. Questo è un genocidio, il genocidio perpetrato da Israele, dallo stato di Israele, contro i palestinesi. Chi non lo riconosce, chi fa sofismi, chi si occupa d’altro, chi omette le parole (Gaza, palestinesi, Palestina, genocidio) è un negazionista. Chi non si cura della misura, delle parole necessarie, della denuncia strenua e senza appello di ciò che si compie su Gaza, contro Gaza, contro i palestinesi, non avrà mai la mia indignazione. La riservo all’enormità di ciò che è successo e continua a succedere, lungo il Mediterraneo orientale, senza la nostra cura per le vittime.
Chi grida alla libertà di espressione, alla libertà tout-court deve – cioè, è suo preciso dovere – riconoscere che quello che succede a Gaza è talmente oltre la nostra misura di accettazione da configurarsi come il nostro genocidio. Nostro tanto quanto israeliano. Lo stiamo compiendo noi, perché non abbiamo fatto niente per fermarlo e le modalità con le quali stiamo intervenendo si configurano come un tentativo di derubricarlo, nasconderlo sotto il tappeto. Dimenticarlo, in una parola. E invece tutto ciò di cui parliamo, discettiamo, discutiamo in Italia non ha più alcuna rilevanza se non pone Gaza al cuore, e non solo al centro. Al cuore del nostro modo di abitare il mondo.

[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."