Voci da Gaza, anno II, giorno 108, siamo sul bordo…tra gioia e tristezza

Centottesimo giorno del secondo anno della guerra genocida contro Gaza, 21 gennaio 2025

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e assedio

Siamo sul bordo… tra gioia e tristezza

Con l’inizio del cessate il fuoco, mi sono preoccupata, nonostante siano cessati i ronzi dei droni, le uccisioni e la distruzione. Sono stata contenta di sentire le grida di gioia delle persone che ora si sentono un po’ più al sicuro, che si sono precipitate nel tornare a controllare le loro case o ciò che ne rimane. Allo stesso tempo, sento la tristezza delle famiglie dei martiri, soprattutto perché le loro ferite non sono ancora guarite. Non guariscono, piuttosto si riaprono mentre seppelliscono i resti dei loro cari nelle tombe. La mia collega mi ha detto, piangendo, che avrebbero trasferito i corpi dei suoi parenti, sepolti un anno prima “temporaneamente”, nel cortile della casa di un altro parente, ovvero che avrebbero celebrato di nuovo i loro funerali. Lo stesso vale per centinaia di famiglie, il cui dolore è intenso come all’inizio, quando si tenevano i funerali dei loro martiri, dopo che i corpi saranno stati estratti dalle macerie.

La mia amica sfollata nel sud mi ha chiamato per chiedermi delle condizioni della sua casa, il cui piano superiore era stato distrutto per metà dai bombardamenti e il cui piano terra era stato bruciato per la maggior parte dai proiettili. Voleva sapere se avrebbe potuto vivere lì dopo il suo ritorno a Gaza. Mi sentivo impotente perché non avevo una risposta definitiva da darle, dato che solo una parte della sua casa era abitabile, e anche questa necessitava di riparazioni che avrebbero richiesto diversi giorni.

Quando passai per la via Omar Al-Mukhtar, nel centro di Gaza City, durante il primo giorno della tregua, assistetti a una vera festa palestinese, che aveva il sapore della vittoria, nonostante il dolore. La gente era molto felice mentre affollava le strade che incrociavano Al-Jalaa e Al-Thalathini e nella zona dell’incrocio di Saraya, dove tre prigioniere sioniste sono state consegnate alla Croce Rossa Internazionale, in base all’accordo di cessate il fuoco. Le persone che portavano le bandiere si sino scatenate in grida di vittoria, come se avessero trovato qualcosa che le consolasse per la perdita dei loro cari e delle loro case che l’esercito sionista aveva distrutto in vari modi. Mentre vivono ancora in tende o in rifugi, ritengono di aver vinto.

I giorni passano e noi, come la maggior parte dei sopravvissuti di Gaza City, ci prepariamo a lasciare la casa in cui ci siamo rifugiati “temporaneamente” con i nostri parenti per quattordici mesi. È tempo di partire per le nostre case o per ciò che ne resta. I proprietari della casa torneranno presto dai loro luoghi di sfollamento forzato e noi siamo felici per il loro ritorno, che siano sani e salvi, così come siamo felici per il nostro ritorno alle nostre case.

I giorni passano e noi, come la maggior parte dei sopravvissuti di Gaza City, ci prepariamo a lasciare la casa in cui ci siamo rifugiati “temporaneamente” con i nostri parenti per quattordici mesi. È tempo di partire per le nostre case o per ciò che ne resta. I proprietari della casa torneranno presto dai loro luoghi di sfollamento forzato e noi siamo felici per il loro ritorno, che siano sani e salvi, così come siamo felici per il nostro ritorno alle nostre case.

I miei sentimenti oscillano tra la possibilità che l’accordo continui e la sensazione di sicurezza in questa fase, e la paura di violare l’accordo e di svegliarmi di fronte a una rinnovata aggressione con tutta la sua crudeltà e bruttezza. Ciò che abbiamo sofferto in termini di dolore, sofferenza, fame e umiliazioni per più di quindici mesi mi fa dubitare della credibilità della continuazione di questo accordo, soprattutto dopo la fine della prima fase. Ma ora non posso far altro che sperare che il cessate il fuoco continui e che la ricostruzione sia rapida, così che le persone possano nascondersi dietro i muri delle loro case e godere finalmente di un po’ di privacy, sicurezza e dignità.

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