Oggi ci sono le voci delle maestre della scuola di Vento di Terra da Gaza e quella di Abu Sara che si trova in questi giorni a Hebron
Tramite l’ong italiana Vento di Terra (post FB) – da Gaza
Il messaggio più recente da Gaza è di stamattina, da una delle maestre della Terra dei Bambini. “Ci hanno ordinato di spostarci verso il sud della Striscia e adesso gran parte delle persone che vivevano a nord stanno cercando di farlo. Abbiamo paura, cosa ne sarà di noi, saremo migranti nel Sinai?”.
Ieri l’esercito israeliano ha ordinato alla popolazione di Gaza City e di tutta l’area nord di spostarsi a sud di Wadi Gaza, il corso d’acqua che separa il nord dal centro della Striscia: più di 1 milione di persone dovrebbero evacuare in poche ore, senza che ci siano i mezzi per farlo, su strade divelte, senza rifugi in cui andare, mentre i bombardamenti sono ancora in corso, nella più totale confusione e smarrimento, mentre mancano acqua potabile, cibo, elettricità.
Ieri pomeriggio Fatima, la coordinatrice del nostro centro per l’infanzia ci ha scritto: “Siamo nella zona centrale, a Nuseirat a ridosso di Wadi Gaza. Ci aspettiamo che arrivino centinaia di migliaia di persone, che si ammasseranno qui senza posti dove stare, sempre che riescano a fuggire. La gente fa fatica a decidere cosa fare: mettersi in marcia o restare. I pareri sono discordi: c’è chi sta cercando di spostarsi e chi invece ha deciso di non muoversi: se bombarderanno, moriranno dove sono adesso”.
Anche il nostro coordinatore locale ci scriveva ieri mattina: “Non ci sono corridoi sicuri, né aree sicure, e i bombardamenti non si fermano. Spero che supereremo questa situazione, preghiamo di sopravvivere”.
Siamo enormemente preoccupati. E’ urgente fermare tutto questo e creare corridoi umanitari che garantiscano di mettersi in salvo, avere riparo e assistenza.
Quella in corso a Gaza è una catastrofe umanitaria che sta colpendo indiscriminatamente i civili, bambine, bambini, donne, uomini, malati, persone con disabilità. Una punizione collettiva che si configura come un crimine di guerra secondo il diritto umanitario internazionale.
Il messaggio più recente da Gaza è di stamattina, da una delle maestre della Terra dei Bambini. “Ci hanno ordinato di spostarci verso il sud della Striscia e adesso gran parte delle persone che vivevano a nord stanno cercando di farlo. Abbiamo paura, cosa ne sarà di noi, saremo migranti nel Sinai?”.
Ieri l’esercito israeliano ha ordinato alla popolazione di Gaza City e di tutta l’area nord di spostarsi a sud di Wadi Gaza, il corso d’acqua che separa il nord dal centro della Striscia: più di 1 milione di persone dovrebbero evacuare in poche ore, senza che ci siano i mezzi per farlo, su strade divelte, senza rifugi in cui andare, mentre i bombardamenti sono ancora in corso, nella più totale confusione e smarrimento, mentre mancano acqua potabile, cibo, elettricità.
Ieri pomeriggio Fatima, la coordinatrice del nostro centro per l’infanzia ci ha scritto: “Siamo nella zona centrale, a Nuseirat a ridosso di Wadi Gaza. Ci aspettiamo che arrivino centinaia di migliaia di persone, che si ammasseranno qui senza posti dove stare, sempre che riescano a fuggire. La gente fa fatica a decidere cosa fare: mettersi in marcia o restare. I pareri sono discordi: c’è chi sta cercando di spostarsi e chi invece ha deciso di non muoversi: se bombarderanno, moriranno dove sono adesso”.
Anche il nostro coordinatore locale ci scriveva ieri mattina: “Non ci sono corridoi sicuri, né aree sicure, e i bombardamenti non si fermano. Spero che supereremo questa situazione, preghiamo di sopravvivere”.
Siamo enormemente preoccupati. E’ urgente fermare tutto questo e creare corridoi umanitari che garantiscano di mettersi in salvo, avere riparo e assistenza.
Quella in corso a Gaza è una catastrofe umanitaria che sta colpendo indiscriminatamente i civili, bambine, bambini, donne, uomini, malati, persone con disabilità. Una punizione collettiva che si configura come un crimine di guerra secondo il diritto umanitario internazionale.
Di Abu Sara – da Hebron
Issa Amro ha paura, vorrebbe una presenza internazionale, ma non siamo in grado di dargliela, ci vietano di avvicinarci a Tel Rumeida. Solo Issa lo hanno fatto uscire, come per l’ora d’aria in prigione, doveva rientrare prima del buio, come i bambini a rischio. Chissà se Francesca, la giornalista, potrebbe salire… Se no rimane da solo circondato da coloni arrabbiati.
Intanto abbiamo un altro compito: finalmente oggi hanno trovato tregua, è un gruppo di 45 lavoratori di Gaza, sono in tre appartamenti di un palazzo di Hebron.
Il terribile 7 ottobre erano nel giorno di meritato riposo, lavoratori del ’48 (le zone occupate nel ’48); sono stati prelevati dalla polizia, tenuti per qualche ora, autorizzati a prendere solo soldi e telefono, ma a qualcuno sono anche stati rubati i soldi, poi caricati su qualche mezzo e scaricati davanti al valico di Eretz, da cui evidentemente non era previsto che passassero per andare a casa. Sono varie migliaia, ma ben 1.500 sono in prigione o ancora non di sa dove. Ora sono finalmente distribuiti in tanti posti e dovrebbero tutti avere avuto la solidarietà della gente, dopo sei
giorni di calvario buttati di qua e di là. Noi abbiamo visto arrivare
viveri e vestiario, dei tre appartamenti uno solo era un po’ arredato, gli altri avevano solo materassi buttati in terra, anche gli appartamenti li ha messi il proprietario, non la municipalità.
Chi sono? Lavoratori delle costruzioni, ma ci sono i laureati, troviamo un ingegnere, un informatico, un insegnante, comunque tutti lavoratori edili. Ogni mese devono rinnovare il permesso, 3.000 nis, che tornano alle compagnie israeliane, e rappresentano la metà della loro paga. Beninteso non hanno assicurazione sanitaria né contratto di lavoro, ma ogni volta che
escono da Gaza devono fare ore di coda a Eretz, come si fa anche a Betlemme; possono venire respinti con il cambio di umore dei controllori, o trattenuti per uno di quegli interrogatori il cui scopo è farli diventare spie.
Che ci raccontano?
Questa non è una guerra, è uno sterminio.
Mio figlio era su un’ambulanza, li ha presi una bomba, l’autista è morto, mio figlio è in ospedale.
Tu almeno sai dov’è, io nemmeno lo so.
Guardate questo video, sembra mostruoso, questi cinque erano con noi, i soldati hanno detto che erano terroristi, il loro principale era lì e non ha detto niente, gli hanno sparato sulla strada, vari sono morti.
La mia casa è stata distrutta dalle bombe, mia moglie e i miei figli sono in una tenda.
Se non abbiamo nessuna speranza di vivere meglio, perché dovremmo disprezzare Hamas?
Ieri sera avevamo provato ad andare all’ospedale dove erano morti i due martiri. Siamo arrivati tardi, ma è interessante che sia i ragazzi (uno mi conosceva) che ci hanno portato, sia il taxi che ci ha riportato, tutti avevano da mostrarci video della violenza israeliana su Gaza, preoccupati che forse gli europei non li vedono.
Altre due note sui lavoratori: possono fare domanda di permesso solo se coniugati, non sia mai che si possa imbastardire la “razza”.
E non si può entrare nel ’48 con una borsa di vestiti, qualsiasi perquisizione non basta, devono comprarsi tutto di là, a caro prezzo.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."