LA STRAGE DI GAZA, il nuovo libro del giornalista israeliano Gideon Levy

Articolo pubblicato originariamente su “The New Arab“. Traduzione a cura di Beniamino Rocchetto

In “La Strage di Gaza” (The Killing of Gaza) Gideon Levy fornisce uno sguardo cronologico e critico agli eventi attuali, con un contesto storico e politico essenziale.

Di Riad al Khouri

Gideon Levy è un giornalista israeliano di spicco pluripremiato, nonché autore di articoli di opinione e di una rubrica settimanale per il quotidiano israeliano Haaretz che spesso si concentra sull’Occupazione Israeliana dei Territori Palestinesi. È un critico dell’Apartheid anti-palestinese israeliano e scrive apertamente dalla prima linea della crisi regionale da decenni.

“La Strage di Gaza: Rapporti su Una Catastrofe” di Gideon Levy, tradotto da David B Green e pubblicato da Verso (ottobre 2024), riunisce le sue prospettive sul campo degli eventi che hanno portato all’attacco di Hamas dell’autunno scorso insieme alla conseguente devastazione nella Striscia di Gaza e altrove.

Questi pezzi pubblicati, che vanno dal 2014 a giugno di quest’anno, consentono uno sguardo critico agli eventi attuali, che egli inserisce nei loro contesti storici e politici fondamentali.

Tuttavia, non si tratta semplicemente di un vino vecchio in una bottiglia nuova: i pezzi, alcuni risalenti a un decennio fa, sono attuali come se fossero stati scritti ieri, ma aggiunge anche un’introduzione (significativamente intitolata “Rapporto sulla Catastrofe”) al libro e una postfazione, scritta nel maggio 2024, che si conclude tristemente con l’affermazione che “non ci sono più parole”.

Tuttavia, ci sono state e continuano a esserci ancora parole mentre Levy pubblica regolarmente la sua dura critica a Israele. Senza paura di confutare la propaganda dei principali media israeliani e globali, Levy è una voce di dissenso: un giornalista israeliano che documenta le politiche di Colonizzazione di Israele e il loro impatto disastroso. Questo libro rappresenta una raccolta avvincente dei suoi scritti in un momento in cui la loro immediatezza era più necessaria.

La dura condanna a Israele di “La Strage di Gaza” mostra come la denigrazione sistematica e di lunga data dei cittadini di Gaza da parte degli israeliani, intensificata dalla guerra contro Hamas, sia diventata un fattore scatenante primario per ulteriori violenze regionali.

È importante che lui e altri di Haaretz, il più antico quotidiano del Paese, continuino a criticare la propaganda israeliana. Tuttavia, questo impegno potrebbe ora essere seriamente attaccato: il 24 novembre il governo israeliano ha sanzionato Haaretz, citando la sua copertura critica della guerra Israele-Hamas. La misura chiede a tutto il personale governativo e a quello delle aziende statali di interrompere le comunicazioni con il giornale e di smettere di fare pubblicità o di abbonarsi.

TUTTO QUESTO È INIZIATO MOLTO PRIMA DEL 7 OTTOBRE 2023

Il contenuto principale del libro è organizzato cronologicamente, con la prima parte che inizia nel 2014 e mostra le radici del conflitto.

Leggendo questi primi pezzi, viene rivelata l’inevitabilità della violenza attuale. Non che questa idea sia solo di Levy o addirittura nuova: quasi tre decenni fa, in: “La Striscia di Gaza: L’Economia Politica del De-Sviluppo”, l’accademica Sara Roy sosteneva per la prima volta in modo approfondito e dettagliato che la politica israeliana nei confronti degli abitanti di Gaza bloccava lo sviluppo economico.

Contro tali sforzi di de-sviluppo, le contromosse, inclusa la violenza, sono venute più naturali.

La sua ricerca pionieristica, proveniente da figlia di sopravvissuti all’Olocausto, ha smentito le pretese secondo cui le reazioni dei gazawi alla loro oppressione, inclusa la militanza violenta, erano “antisemitismo” improvvisamente sorto dal nulla, e la sua tesi è anche quella di Levy.

DELUSIONE PER GAZA, IL RESTO DELLA PALESTINA, ISRAELE E ALTROVE NELLA REGIONE

La seconda parte di “La Strage di Gaza” inizia quindi con un commento sugli eventi del 7 ottobre e prosegue fino alla metà del 2024.

Levy nota subito dopo il grande attacco di Hamas che Israele non poteva effettivamente imprigionare oltre due milioni di abitanti di Gaza senza pagare un prezzo catastrofico e che qualsiasi resa dei conti da parte degli israeliani deve essere con Hamas, non diretta contro tutti a Gaza.

Tuttavia, la sua attenzione non è rivolta solo alla Striscia di Gaza: commenta ampiamente anche la situazione intorno alla Cisgiordania e lungo il confine tra Israele e Libano.

Nota in un pezzo che mentre la guerra di Gaza infuria, le truppe e i coloni israeliani diventano dal grilletto facile a Ramallah; e in un altro, osserva che il campo profughi di Jenin è ora “la piccola Gaza”.

Tuttavia, come se la violenza dei coloni e dell’esercito non bastasse, nota che Israele stava anche assetando i palestinesi della valle del Giordano.

Basata in parte sulla testimonianza diretta dei palestinesi, questa esposizione e critica di Levy della realtà quotidiana a Gaza e altrove sotto Occupazione è eloquente; e dovrebbe essere letto da chiunque voglia comprendere meglio il conflitto e acclarare di persona che il silenzio regionale e globale non è più possibile di fronte all’atrocità.

Tuttavia, sebbene il libro faccia luce su una guerra brutale, Levy non pretende assolutamente di sapere come risolverla.

In casi come questo, ricordo sempre il pensiero del grande regista, il defunto Stanley Kubrick, che parlare eloquentemente di un problema non significa risolverlo.

Infatti, sebbene i sentimenti e l’analisi di Levy siano ineccepibili, non ha una vera soluzione. Infatti, come tutti gli altri su entrambe le sponde del fiume Giordano, Levy è vittima dell’Imperialismo, che tuttavia può essere contrastato in un modo o nell’altro.

La vera speranza è che lo smantellamento imperiale sia ormai alle porte, e con esso la fine della guerra nella nostra Regione, che, come Levy ci ricorda saggiamente, non è affatto iniziata nell’ottobre dell’anno scorso.

Riad al Khouri è un economista giordano indipendente

Fonte: https://www.newarab.com/…/killing-gaza-harsh-israeli…?

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