Quando il Tribunale Penale Internazionale fa paura

Articolo pubblicato originariamente sulla pagina FB di Paola Caridi

Dalla semplice visione di alcune (più di alcune!) prime pagine della stampa italiana, mi sembra che il Tribunale Penale Internazionale faccia veramente paura. La giustizia fa paura. Non capisco come mai non facciano altrettanta paura – e soprattutto scandalo – i crimini commessi alla luce del sole, in totale impunità.
E’ successa la stessa cosa nei Balcani, all’inizio del decennio delle guerre nella ex Jugoslavia. Neanche l’assedio di mille giorni di Sarajevo era riuscito a suscitare talmente tanto scandalo da mettere insieme opinioni pubbliche e governi per fermare il massacro. Il massacro e lo scandalo. E quanto il Tribunale ad hoc sulla ex Jugoslavia (grazie, Antonio Cassese, per aver costruito l’architettura della giustizia penale internazionale) emise i mandati di cattura contro Karadzic e Mladic, i commenti furono spesso i simili a quelli che leggo oggi.
Si disturba il manovratore, questa è la sintesi: cioè, si chiude la porta a diplomazia e politica. Non bastano i 44mila morti accertati, le migliaia (forse di più) sotto le macerie, i morti per fame (fame!) e sete, malattie incurabili in quello che è ormai un inferno in terra. No, non bisogna disturbare il manovratore. E cioè i molti che non hanno mosso un dito per fermare crimini contro l’umanità, crimini di guerra, genocidio. E i pochi che hanno armato i responsabili dei crimini con armi e sostegno politico.
Non bisogna pensare solo al futuro, e a come sarà la presidenza Trump. Oggi, soprattutto oggi dopo l’emissione dei mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant, bisogna pensare a cosa è già stato fatto, di vergognoso e scandaloso, da parte di chi li ha sostenuti. Per lunghi, indicibili 14 mesi.
Sul banco degli imputati ci sarebbero dovuti essere anche i dirigenti di Hamas, non solo Mohammed Deif verso cui è stato emesso un altro mandato d’arresto, diverso da quello verso Netanyahu e Gallant, con altre specifiche accuse di crimini contro l’umanità. Ci sarebbero dovuti essere anche Yahya Sinwar e Ismail Haniyeh, se ancora una volta il governo israeliano non avesse completamente disdegnato il sistema di legalità internazionale e le convenzioni internazionali che pure ha firmato. Non sono ammessi omicidi mirati extragiudiziali, nel diritto internazionale.

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