Articolo pubblicato sulla pagina FB del giornalista Lorenzo Forlani
Di Lorenzo Forlani
Purtroppo non c’è nulla di complottista o di esagerato: Israele ha ucciso di proposito altri tre giornalisti, e lo ha fatto nell’ambito di quella che appare ormai come una guerra non ad Hezbollah ma alla sua comunità, alla base di consenso ed al suo ambiente sociale fatto di persone, soprattutto di civili.
Wissam Qassam, Mohammad Rida e Ghassan Najar sono stati uccisi dalle IDF di notte, mentre dormivano in una residenza temporanea per giornalisti nel sud del Libano, precisamente ad Hasbaya. I tre lavoravano per due emittenti che sostengono la narrativa di Hezbollah, cioè Al Manar (di cui Hezbollah possiede quota di maggioranza) e Al Mayadeen, emittente di respiro regionale, sempre in prima linea nei conflitti regionali, una cui quota da qualche tempo è posseduta da George Galloway.
Sorvoliamo sul fatto che la Bbc e tante altre emittenti già nel presentare la notizia di un triplice assassinio di giornalisti abbiano sentito il bisogno di ricordare l’orientamento delle emittenti (“pro iranian tv and hezbollah aligned channel”), forse suggerendoci di riflesso, implicitamente, che secondo loro dei giornalisti che lavorano per media occidentali sarebbero eventualmente obiettivi legittimi per Hezbollah, che tuttavia per fortuna non agisce come Israele.
Vorrei ricordare che un giornalista avrebbe il diritto di fare il suo lavoro nelle circostanze che ritiene più opportune, seguendo gli attori che ritiene di poter seguire meglio (e ci metto pure gli embedded): nessuno può permettersi di pensare che si trasformi in un obiettivo legittimo nel momento in cui o si trovi fisicamente al seguito di questi attori, oppure ne sostenga la narrativa con i suoi reportage “di parte”. Credere il contrario significa che già non si ha chiaro cosa siano la libertà di stampa e la necessità di tutela dei giornalisti. Israele colpisce i giornalisti che ritiene sodali ad Hamas o hezbollah, e lo fa pur sapendo che nessuno di loro potrebbe in alcun modo nuocere all’incolumità di nessuno.
Noi sembriamo aver invece accettato questo tipo di “danni collaterali”, lo si vede dalla pigrizia del racconto, dalla necessità di menzionare le emittenti per cui lavoravano, che altro non è che il liquido amniotico in cui poi sguazzeranno i distinguo, le alzate di ciglia e i “però stavano dalla parte di hezbollah”, “peró hanno twittato a favore del 7 ottobre”, e altre puttanate offensive.
È gravissimo, e lo stiamo accettando in modo tutto sommato disinvolto, rilassato. Stiamo accettando che non si debba fare giornalismo quando le truppe israeliane sono in azione, oppure che si possa fare ma alla maniera farsesca, infamante ed immensamente imbecille degli embedded a lá Douglas Murray, come addetti stampa aggiunti. Che non si debba nemmeno fare peacekeeping, a dire il vero.
I tre colleghi, Mohammad, Wissam (che ho incontrato un paio di volte) e Ghassan, che conoscevano molto bene il sud del Libano per il fatto di esserci nati, non hanno ricevuto nessun warning dalle IDF prima dello strike, ed anzi secondo la stessa BBC avevano il pomeriggio precedente fornito tutte le informazioni necessarie (sulla loro collocazione, movimenti e tempi) alle truppe UNIFIL, che avrebbero dovuto passarle alle IDF.
Sembra proprio che invece le IDF abbiano usato queste stesse informazioni per bombardarli, per bombardare quelli che loro vedono come membri di Hezbollah, evidentemente in grado di lanciare pericolose telecamere incendiarie e microfoni perforanti in territorio israeliano. Ripeto: bombardati nel sonno.
Non bisogna farsi sfuggire il senso, la logica, la dinamica di tutto questo: le uccisioni di giornalisti sono sistematiche e pianificate, perlomeno da Shirin Abu Aqle in poi (ma già il nostro fotografo Raffaele Ciriello nel 2002 fu ucciso dalle IDF senza che poi nessun soldato fosse processato, sebbene ci fosse un trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia e Israele), passando da Essam Abdallah e per le centinaia di cronisti gazawi caduti come mosche.
Sono tutte ascrivibili a due sotto generi di guerra che Israele sta attivando e portando avanti, accanto a quella più palese sui palestinesi. La prima è la guerra alla libertà di stampa regionale, quella stessa libertà (in realtà fortemente monca) che tanti nostri osservatori riconoscono a Israele stessa; e la seconda è quella alla comunità sciita, a tutta la comunità sciita, specialmente in Libano, Siria, Iraq ed Iran. Guerre barbare, antropologiche, algebriche – l’obiettivo è davvero quello di indebolirla moralmente ma anche numericamente -, in un modo che è quasi difficile da credere, tanto si annuncia e si estrinseca distopico.
Ricapitolando, per chi si è perso lo svelamento graduale di una realtà che suggerisce esattamente l’opposto della propaganda assolutamente inaccettabile che Israele e i suoi segugi dell’Hasbara ormai spargono ovunque:
– utilizzo della direttiva Hannibal il 7 ottobre, mediante cui le IDF hanno sparato con gli elicotteri sulle vetture che trasportavano miliziani e ostaggi, facendo anche in tempo, secondo testimonianze israeliane, a tornare alla base a ricaricare, per cui è ragionevole pensare che le munizioni scaricate sull’assembramento superino le diverse centinaia (e le immagini del cimitero di vetture quasi polverizzate parlano chiaro, oltre ad essere incompatibili col fuoco dei fucili d’assalto e dei kalashnikov dei miliziani di Hamas). Una strage che sommerge un’altra strage. Poi, crimini di guerra a cadenza settimanale, fino ad oggi, per un anno
– bugie conclamate sui commando di Hamas ed Hezbollah negli ospedali: a Gaza non permettevano ingresso di nessuno ma nel sud di Beirut e del Libano i giornalisti ci sono, sono liberi di verificare e financo quelli della CNN hanno potuto verificare sul campo l’assenza di rampe di lancio o altro negli ospedali che Israele ha bombardato o fatto evacuare
– rifiuto esplicito di adeguarsi alle risoluzioni ONU, ai pronunciamenti dei tribunali di giustizia internazionali, agli appelli di qualunque organizzazione internazionale, bollata ovviamente come filo-Hamas. Designazione del segretario delle Nazioni Unite come “persona non grata”, nel silenzio timido e sconcertante della comunità internazionale. Bombardamento e minacce continue alle truppe Unifil. Minacce a Macron sulla proposta di stop alle armi ad Israele. Sempre nel silenzio-assenso nostro.
– utilizzo sistematico degli scudi umani, in teatro bellico come in operazioni “anti terrorismo”: qui non parliamo solo di simmetrie e di “contrappasso”, in riferimento al fatto che durante la risposta missilistica iraniana su Tel Aviv, si sia rilevato come uno degli obiettivi, il quartiere generale del Mossad, si trovasse in mezzo al centro abitato, stimolando quindi la speculare e famigliare retorica del “piazzano le infrastrutture militari tra i civili”, spesso usata da Israele per giustificare bombe sulle città densamente abitate.
Questo è tutto sommato marginale: i veri scudi umani si vedono nella Cisgiordania e a Gaza, in compagnia della coraggiosa fanteria israeliana. E’ pratica ormai routinaria quella di legare prigionieri palestinesi alle jeep dell’esercito in movimento nella Striscia, e ancor più sistematica è quella di usare soprattutto bambini palestinesi per bonificare i palazzi abbandonati o semi distrutti, che la resistenza locale potrebbe aver imbottito di esplosivi da far detonare al passaggio delle truppe occupanti. I soldati delle Idf mettono la divisa ai palestinesi – ma spesso gli lasciano le loro scarpe, ed è così che si riconoscono nei video -, li bendano e li mandano avanti nei palazzi in cui entrano a setacciare, in modo che fungano da cavie, da autentici scudi umani, appunto. Non male per la quantità di filastrocche che in questi anni ci siamo dovuti sorbire sulla tendenza di N gruppi armati regionali ad usare “scudi umani”. Stava diventando quasi un genere a sé stante, ora invece rischia di tornare un genere di nicchia, essendo sconvenientemente epitomizzato dalle truppe israeliane.
– utilizzo di munizioni al fosforo bianco in aree densamente abitate e probabilmente anche su aree operazioni Unifil
– realizzazione di attentati terroristici in piena regola: prova ne sono il bombardamento durante un funerale a Dahiye a metà settembre, all’indomani di quello che uccise Fouad Shoukr; bombardamenti sistematici di campi profughi e di aree precedentemente designate come safe zones, in cui la popolazione potesse rifugiarsi; la detonazione da remoto di migliaia di cerca persone che si trovavano nella disponibilità di affiliati di Hezbollah (non combattenti, in particolare, come sa chiunque abbia avuto a che fare a Dahiye con agenzie di sicurezza interna di hezbollah), mentre questi ultimi si trovavano in giro per la città, tra supermercati, negozi, banche e uffici; bombardamenti e distruzione di interi palazzi per colpire non munizioni, non terroristi armati, non missili ma “depositi di contanti”, una cosa che io credo non abbia precedenti nella storia moderna dei conflitti.
– gli stupri sistematici, i decapitati, i bambini nel forno il 7 ottobre 2023 sono tutti eventi in corso di complessa verifica in certi casi (stupri, che quasi certamente ci sono stati, di uno si vedono anche quelli che sembrano esser indizi solidi), e già smentiti in altri (decapitati e bambini nei forni, sono morti due bambini, uno con un proiettile vagante e uno nel rogo della sua casa); in compenso i medici (occidentali, quelli palestinesi ve li risparmio) che operano a Gaza hanno in decine, ripeto decine di casi affermato di aver visto una quantità sbalorditiva di bambini palestinesi con fori di proiettile in testa, giustiziati.
Di stupri ai danni dei detenuti palestinesi ce ne sarebbero stati in abbondanza, ed in modo certo, comprovato, perlomeno nel carcere di Sde teiman, dal quale ci è giunto anche un video dello stupro di gruppo di un detenuto da parte di 6 soldati. Video che era un corollario alle rivelazioni circa le violenze e gli abusi sessuali sistematici, che hanno inizialmente portato ad una inchiesta interna, nonché poi alle proteste furiose di migliaia di persone (anche ministri) che si opponevano all’arresto cautelare dei soldati accusati di queste schifezze, ed infine a programmi tv in prima serata in cui si dibatteva sulla opportunità o meno di legalizzare lo stupro ai danni dei detenuti palestinesi. Questo mentre l’israeliana Memri tv raccoglie quotidianamente la monnezza che trova sui canali religiosi yemeniti o bahreiniti, atta a convincere il mondo che abbia a che fare coi selvaggi.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…