Maccabi-Ajax, l’estrema destra chiede il giro di vite nella comunità araba

Paesi bassi. Cinque feriti, 60 fermati rilasciati e quattro trattenuti: numeri contenuti, ma la politica olandese ne approfitta. Wilders torna alla carica: revocare cittadinanze. Più casi di antisemitismo e impennata di islamofobia: Paesi bassi sempre più intolleranti

Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto. Foto di copertina: Agenti di polizia sorvegliano una piccola manifestazione pro-palestinese in Piazza Dam ad Amsterdam – Robin Utrecht/Ansa

Di Massimiliano Sfregola

A due giorni dai disordini di Amsterdam, gran parte dei 3mila sostenitori del Maccabi Tel Aviv ha lasciato i Paesi bassi mentre in Olanda la vicenda che ha fatto gridare al pogrom i governi di mezzo mondo si è chiusa con un bilancio relativamente esiguo: cinque feriti tra i tifosi israeliani, subito dimessi, e 64 attivisti pro Palestina arrestati, con la custodia cautelare confermata solo per quattro.

I NUMERI tuttavia mascherano un’escalation politica interna che non fa presagire nulla di buono. Il premier Schof non andrà al summit sul clima Cop29, in programma in Azerbaijan, e la sindaca di Amsterdam Femke Halsema ha cancellato un incontro a Rio de Janeiro: dovranno prendere parte la prossima settimana, rispettivamente, alla Kamer (la Camera dei deputati olandese) e al Gemeenterad (il Consiglio comunale) di Amsterdam a sedute d’urgenza per discutere dei fatti dei giorni passati.

Dilan Yesilgöz – Zegerius leader del Vvd, il partito di Rutte e seconda formazione della coalizione di destra-estrema destra alla guida del paese – ha incontrato ieri il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar, corso in Olanda dopo la notizia degli incidenti e, scagliandosi contro l’«integrazione fallita» ha chiesto al governo misure urgenti per contrastare quella che definisce emergenza antisemitismo.

Anche il leader dell’estrema destra del Vvp, Geert Wilders, chiede misure drastiche e su X non va per il sottile: «I responsabili devono essere espulsi dal paese. È più di vent’anni che metto in guardia contro l’antisemitismo crescente nei Paesi bassi, causato dall’immigrazione di massa e dall’islamizzazione del nostro paese».

Come e chi voglia cacciare non lo spiega ma tra le tante sparate, in diverse occasioni in passato, aveva già ventilato l’ipotesi, qualora avesse vinto le elezioni, di togliere la cittadinanza ai musulmani così da poter cacciare dal paese anche persone nate e cresciute in Olanda. Un tentativo di capitalizzare in fretta su una vicenda ancora tutta da chiarire, quella degli scontri a margine della partita Maccabi-Ajax, mentre la sinistra istituzionale, l’alleanza Rosso-verde (Groenlinks-Pvda) si limita a uno scarno comunicato di sostegno agli aggrediti e a un tweet affidato al leader ed ex euro-commissario Frans Timmermans, allineato alla narrazione del gesto antisemita premeditato.

In un clima cupo che appare sempre più di resa dei conti con il mondo musulmano locale e con le minoranze etniche non allineate ai valori espressi dalle formazioni conservatrici che guidano il paese, attivisti e intellettuali in dissenso hanno pochi interstizi sul palco nazionale. Eppure, di cose da dire ne avrebbero: sui social molti contestano la granitica narrazione dell’emergenza antisemitismo.

L’Olanda, obietta su X Nadia Bouras, storica olandese-marocchina all’Università di Leiden, ha un problema enorme e documentato con razzismo e islamofobia. Opinione confermata dal Coordinatore nazionale per la lotta alla discriminazione in Olanda, Rabin Baldewsingh, che in un rapporto pubblicato ad aprile ha parlato di un aumento delle denunce per odio antisemita, ma di un’impennata registrata per razzismo, islamofobia e omofobia. L’Olanda è sempre più intollerante ma la politica ufficiale vede solo l’antisemitismo e lo brandisce come arma contro oppositori e minoranze.

E DALLA SBIADITA opposizione, nella trappola tesa da Wilders, è caduta anche la sindaca di Amsterdam: alla rosso-verde Femke Halsema la comunità ebraica non ha perdonato, lo scorso marzo, il via libera a manifestazioni contro la visita del presidente di Israele, Isaac Herzog, in occasione dell’inaugurazione del Museo cittadino dell’Olocausto.

L’estrema destra al governo mise Halsema alla gogna: per loro cortei e bandiere palestinesi erano un’istigazione all’odio e all’antisemitismo. Per non sbagliare, stavolta la sindaca ha adottato un approccio da sceriffa a fuochi spenti, imponendo un incomprensibile stato d’emergenza, nonostante i tifosi israeliani avessero già lasciato la città.

In risposta alla messa al bando di manifestazioni, le sigle e i collettivi che sostengono la Palestina hanno convocato per oggi un corteo non autorizzato a piazza Dam. Protesteranno contro il divieto ma soprattutto, si legge nel comunicato che circola sui social, contro la narrazione senza contraddittorio dei fatti dei giorni scorsi da cui sono scomparse le violenze lunghe due giorni dei tifosi del Maccabi, tra cori anti-arabi, incendi di bandiere, pestaggi e giri in piazza con spranghe e bastoni.

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