Voci da Gaza: 29 agosto – 5 settembre 2024

Dal trecentoventinovesimo al trecentotrentaseiesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, dal 29 agosto al 5 settembre 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e assedio

Riflessione su altri volti dell’aggressione sionista contro le persone

Con il passare degli undici mesi dell’aggressione sionista, la popolazione della Striscia di Gaza vive ancora una serie di attese e aspettative su ciò che sta arrivando, con la speranza che qualsiasi soluzione o raggiungimento di un accordo che sta diminuendo, visto il deterioramento della della sicurezza in Cisgiordania, dove l’esercito di occupazione sionista continua a prendere d’assalto città e campi profughi, demolire case, distruggere strade e infrastrutture, uccidere senza pietà cittadini e arrestarne dozzine, in modo simile a quanto accaduto a Gaza. La situazione spezza i cuori, perché Il potere dell’esercito di occupazione aumenta e crea punti focali che temiamo possano avere una sostenibilità a lungo termine.

Gli eventi continuano ogni giorno, e noi a Gaza City e nel suo nord siamo sotto uno assedio stringente, con cancelli di ferro chiusi su Gaza City e nel suo nord, a partire dalla Strada 8 a sud della città fino alla fine di Beit Hanoun, al confine settentrionale della Striscia di Gaza. Così, questo spazio angusto si è trasformato in una prigione in cui sono rinchiuse più di mezzo milione di persone, ma è una prigione diversa da quella delle carceri, perché il governo di guerra sionista ha deciso di non sostenere le spese di sostentamento dei prigionieri, cioè, questo milione di donne, uomini e bambini. Ha piuttosto lasciato il peso del costo del cibo, delle medicine e dell’acqua sulle spalle delle istituzioni internazionali, per garantire la loro sopravvivenza, e solo al minimo, sotto la bandiera di consentire l’ingresso di “aiuti umanitari”. Allo stesso tempo, l’esercito di occupazione sionista sta completando i suoi piani per eliminare ciò che resta ed è necessario alla vita in termini di distruzione delle infrastrutture e demolizione delle restanti case che ospitano o che probabilmente ospiteranno persone in futuro, facendo saltare in aria gli edifici, anche se s vuoti, lungo il sud di Gaza City, da est a ovest.

L’esercito sionista ha anche deliberatamente cambiato la mappa dello spazio e del tempo, in modo che i proprietari non siano in grado di riconoscere, se un giorno gli venisse permesso di ritornare nei loro luoghi dopo un lungo sfollamento forzato. Il nuovo volto di Gaza City e del suo nord è diventato molto diverso. Come se i luoghi, le strade e i resti dei muri delle case non avessero mai contenuto le memorie e i ricordi di intere generazioni. L’esercito sionista ha cancellato facilmente, e in pochi secondi, tutto il passato, con gli edifici in cui e sui cui giacevano distrutti da un missile o da una granata.

Mi ha risposto la giovane donna che è venuta a chiedermi se fosse possibile dare il latte al suo bambino, e io le ho chiesto come si chiamava: “Non mi conosci? Hai ragione, mi sento strana, proprio come le strade e i muri di Gaza sono diventati strani e abbiamo smesso di conoscerli”. Poi ha continuato: “Credimi, quando mi guardo allo specchio, non vedo me stessa, il mio colore e tratti somatici sono cambiati a forza di stare tutto il giorno davanti al fuoco di legna e sotto il sole cocente. Quando mi guardo in faccia, non riesco a riconoscermi. Dove sono scomparsa, non lo so, e come sono diventata così? Pare che io abbia cinquant’anni e più”. Mi sono scusata con lei e le ho detto che siamo tutti cambiati a causa di questa aggressione, ma ciò che ha attirato la mia attenzione nel suo discorso è stato il suo paragone con ciò che è accaduto nelle strade di Gaza: i solchi, i buchi e la scomparsa del patrimonio culturale e dei punti di riferimento.

In effetti, le persone sono ora confuse, sia che si trovino a Gaza nord o nel sud, poiché non sanno cosa accadrà nei prossimi giorni, mentre ci avviciniamo alla fine di un intero anno di genocidio trascorso aspettando la fine di questo status quo e la fine della condizione di senzatetto dovuta ai ripetuti sfollamenti forzati e all’instabilità, alla povertà e alle privazioni. I capifamiglia, sia maschi che femmine, sono senza lavoro e senza reddito, e dipendono primariamente dal paniere alimentare degli aiuti, perché è l’unica fonte disponibile per la loro sopravvivenza e per non essere consumati dalla fame. Ciò costringe uomini e donne a cercare istituzioni che forniscano un cesto pieno di prodotti buoni, come latte, barattoli di frutta e zucchero e biscotti per i bambini. Il punto è che ogni famiglia riceve una razione mensile specifica, ma non sufficiente a soddisfare la fame.

Le madri pensano al futuro dei loro figli e figlie dopo che un intero anno accademico/scuolastico è andato perduto. Un nuovo anno scolastico sta per iniziare e nessuno sa quale destino li attende. Gli studenti universitari sono oppressi e vedono passare i giorni senza fare un passo avanti verso una vita indipendente, ma piuttosto fare dei passi indietro.

Il marito di una mia amica mi chiede cosa dovrebbe fare dopo aver perso la sua fabbrica, che è stata distrutta dall’esercito di occupazione sionista, cone il suo appartamento e la casa della sua famiglia: “Quindi, secondo te, c’è speranza che saremo risarciti, e come? Se c’è un risarcimento, quanto possono risarcirci? Ho perso circa un milione di dollari e il mio amico è come me, mi chiedo se c’è speranza?” Non ho potuto rispondergli, perché non osavo dargli alcuna speranza, forse perché non ho fiducia che le persone saranno risarcite per le loro perdite. Ha notato il mio silenzio e la mia esitazione nel rispondere alla sua domanda, quindi ha detto: “Certo, so che se ci sarà un risarcimento, non ci daranno i nostri diritti, forse un quarto o meno, mia signora, l’importante è che ci liberiamo della preoccupazione in cui ci troviamo.”

Questo è ciò che occupa le menti delle persone: come sarà la vita nel prossimo futuro? Dove vivranno? Verranno risarciti per ciò che hanno perso? Troveranno lavoro? Qual è il destino dei dipendenti dell’Autorità Nazionale Palestinese? Il governo di Hamas continuerà nella Striscia di Gaza? L’Autorità di Ramallah riuscirà davvero a controllare la situazione nella Striscia di Gaza? Sarà…? Sarà …? E, ultimo ma non meno importante, ci sarà una ricostruzione dopo tutta questa distruzione?

 

 

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