Voci dalla Palestina: il furto

Di S., dalla Palestina

Sono fantasiosi e riescono a trovare diverse forme di violenza, anche quelle più inimmaginabili. Sono creativi dice qualcuno tra di noi. Ed è vero. Sono proprio creativi. Perché certi modi, certe espressioni di violenza nemmeno le si riuscirebbe ad immaginare.

Oggi pensavo al tema del furto, e a come qui non ci sia solo un furto della terra, non solo un furto delle proprie case, dei propri tetti, dei propri rifugi.

Ci sia un furto anche degli usi e costumi, dei modi di fare, furto del modo loro di pascolare, furto delle movenze, più persone hanno sottolineato come ormai molti si muovono anche come gli stessi palestinesi. Furto delle tradizioni, della cucina, furto e appropriazione della storia.

Furto dell’acqua, dell’elettricità, negata, tagliata, rubata. Furto toponomastico, che non passa per niente in secondo piano di importanza, perché andare a chiamare le colonie esattamente come i villaggi palestinesi ha un preciso obiettivo di cancellare, far dimenticare e anzi sostituirsi. È sottile e subdolo e nessuno ne parla. Ed è così che in silenzio poi metti in atto quel furto. Susya invece di Susiya. Pazzesco. Creativi, modi creativi di violenza.

Furto della verità anche. In quanti libri scolastici ma anche da noi troviamo scritto Gerusalemme come capitale di Israele. In quanti libri questa piccola cosa crea un enorme falso storico oltre che legittimante di una cosa non vera. Ma in quanti libri i bambini lo studiano? Non dico solo dentro le mura delle colonie, dove la narrativa è distopica faziosa e falsata appositamente, dico anche la nostra narrativa, nei nostri libri scolastici. Sembra una banalità ma andare a scrivere anche una piccola cosa così pian pianino viene poi però studiata e poi ricordata e poi imparata. E così, pur non essendo la realtà, nella mente anche nostra Gerusalemme diventa la capitale di Israele. Questo è un esempio. Un esempio della creatività e della potenza dei libri di testo, dei libri, della narrativa, non solo dei media e delle notizie che concorrono anche a questo molto spesso in generale.

Furto. Furto di ogni cosa.

Penso anche al furto della serenità. Sono qui sul campo da 16 giorni, e non possiamo neanche lontanamente immaginare come sia aver perso la serenità e tranquillità, cosa significa vivere una vita dove non si può essere privi di preoccupazioni e tensioni per te la famiglia la tua casa la tua terra la tua storia. La tua cultura.

Furto di una cultura. Questo è. Perché la bellezza della cultura è proprio nella sua unicità intrinseca e quello che mi fa incazzare e come sia possibile che possa essere rubata. La cultura. Che è il ponte di tutto. Che potenzialmente potrebbe essere anche il ponte per la pace un giorno. La cultura che però viene strumentalizzata e diventa quasi uno strumento.

Furto, furto di bestiame che vengono spesso rubati o ammazzati, furto degli ulivi, che vengono tagliati.

Furto delle ore di sonno. Famiglie e mamme che non riescono a dormire la notte.

Furto delle strade, dell’accesso alle strade.

Furto delle tradizioni.

Furto della libertà.

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