Capodanno a Gerusalemme

Di Abu Sara

Eccomi di nuovo in Palestina. Anche questa volta capita che gli israeliani hanno una delle loro feste, così mentre credevo di avere evitato lo shabbat, sono caduto nel capodanno! Di nuovo niente treno, niente bus, niente ricarica telefonica.

Per fortuna c’è un taxi collettivo che parte quando completa il suo carico di passeggeri. In cambio, siccome è festa, c’è poco traffico. A Bab al 3amud (la porta di Damasco) funziona tutto regolarmente. Si vede un ambiente tranquillo. Ma non è così dentro la città vecchia. Proprio perché è festa i coloni a centinaia sfilano nei cortili della moschea Al-aqsa, protetti da ingenti schieramenti di soldati. Ed è come reazione alle invasioni della moschea che manifestano a Gaza lungo la frontiera. Fanno saltare con l’esplosivo dei cancelli o bruciano copertoni per nascondersi e avvicinarsi, in cambio i soldati sparano anche sui giornalisti. La moschea sta diventando l’istanza fondamentale nelle rivendicazioni. A noi occidentali sembra che Hamas e la Jihad sono dei fondamentalisti religiosi, ma appunto, difendere l’integrità della moschea, diventa un tema unificante e su cui si può aggregare non solo i palestinesi ma tutto il mondo arabo. E non dimentichiamo che il cartello della resistenza comprende anche il PFLP, non certo accusabile di fondamentalismo religioso.

Sempre siccome è festa non ci sono gli autobus per Ramallah. Faccio una bella scoperta: una ragazza con il suo doppio velo regolare, è al volante di uno di questi enormi bus di linea! Comunque, no non si può andare a Ramallah, sempre perché non pensano che un ajnabi (straniero) può fare come i palestinesi, cioè arrivare a Qalandia, caricarsi le proprie cose e fare il percorso di passerelle sopraelevate e tornelli, e poi mettersi a cercare un “service” che vada a Ramallah. Ma così ho fatto e per fortuna senza nessun controllo.

Andando a sud dovunque ci sono posti di guardia con soldati armati, check point protetti da soldati in gran numero, altri per ora non in uso, comunque un’impressione di controllo capillare.

Ma trovo la strada verso sud con percorso nuovo, era in costruzione, almeno in parte. Così non passa dalle entrate del campo al-Aroub né da quella di Beit Ummar. Così mi spiego come mai ci sono stati degli attacchi incendiari ai posti di guardia: la strada nuova ha isolato i paesi palestinesi, ma così ha isolato anche i posti di blocco e le torri di guardia, che ora diventano più vulnerabili.

Ad al-khalil una bella sorpresa: di solito incontro soldati in abbondanza, lacrimogeni compresi, invece oggi, in fondo al mercato, in un’area solitamente chiusa, c’era il terzo festival di Hebron, con musica, bancarelle con i prodotti tipici, cioè uva, miele e mosto cotto, oltre a signore varie con le loro conserve.

Dei barbieri facevano barba e capelli gratis.

Una cucina ha preparato ogni giorno un cibo tradizionale. E la gente passeggiava, assaggiava, comprava, come in una fiera di paese. Proprio non sembrava di essere ad Al-Khalil.

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