Di V. , operatrice umanitaria. Fonte Facebook.
Già ieri è stato terribile. Nel tragitto di 7 ore e 5 checkpoint che separa il Cairo da Al Arish una mia amica di Gaza mi scrive che deve darmi una brutta notizia. Noha, una nostra ex collega, è morta con tutta la sua famiglia a causa di un bombardamento isrealiano sulla sua casa. 3 figli, 1 figlia, suo marito, suo suocero e lei. Mi ero ripromessa di essere più forte. Sono mesi che mi dico di essere più forte ma non è stato possibile trattenere le lacrime. Ho pianto come se non avessi mai pianto prima, ho pianto per Noha e per gli altr3 amic3 che ho perso. Nel frattempo ci arrivavano sempre più notizie sulla nuova fase dell’attacco israeliano e la rabbia cresceva assieme al senso di impotenza.
Entrare ad Al Arish è sempre molto intenso. Le strade, le case sono incredibilmente uguali a Gaza. Il cervello ha iniziato a fare crack e il respiro ha iniziato a seguire il battito del cuore. Guardavo quel mare, a pochi km dalla Striscia e pensavo a Noha e pensavo a Samar, ad Haya, ad Alaa, murad, Omar, Mohie, Sabah, Jameela..(e potrei continuare all’infinito). Essere qui mi fa ri-centrare. Ho iniziato a pensare a questi 18 mesi, alle parole dei e delle palestinesi usciti da Gaza e incontrati nei giorni precedenti. Al modo fermo e dignitoso con il quale non ci assolvevano.
“DOVETE FARE DI PIU'”. E mentre ero sommersa da tutto questo, il suono di un bombardamento in lontananza (siamo a 49 km) mi immobilizza. Essere qui ti fa ri-centrare. A Gaza resistono, sopravvivano, muoiono. Mentre noi siamo qui, a Gaza resistono, sopravvivono, muoiono. Mentre noi parliamo e viviamo la nostra vita, a Gaza ci si chiede se esista ancora, per il mondo, il diritto alla vita per i palestinesi. Di notte si sono sentiti altri bombardamenti. La porta che si muoveva, sembrava tremasse. La porta, immagina un bambino. L’indomani ci dirigiamo verso Rafah, non sapevo bene cosa aspettarmi. Il Valico è chiuso, lo sapevo. È spettrale. Ma i suoni delle bombe continui, uno, poi un altro e ancora e ancora. Sono lì a un km dalla Striscia. Ripenso a Noha, a Samar, ad Haya, ad Alaa, murad, Omar, Mohie, Sabah, Jameela, Lamees, Ahmed, Farah, Rafeeq, Mufid e altri e altre ancora. E cresce la vergogna per non essere riuscit3 a fermare tutto questo. E cresce l’impotenza, la frustrazione. E cresce la rabbia. “Stiamo facendo tutto quello che possiamo” mi ripeto. “Non basta” mi urlo da sola.
Arriva adesso la notizia dell’invasione da terra..
I Palestinesi e le palestinesi nella Striscia sono molto più forti di noi, loro resistono “non ce ne andremo”, ci dicono.
Noi non ci possiamo fermare. Per loro, per la Palestina ma anche per noi perché questa è una battaglia per la libertà, la giustizia e l’umanità. E non la dobbiamo perdere.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."