IL QUARTO RE MAGIO E I CONFINI DEL MONDO – di P. Mauro Armanino

tratto da: Nandino Capovilla

6 gennaio 2020  09:54

Il quarto Re Magio era originario del Sahel

Caro don Nandino,

Ammetto di non averlo visto insieme ai tre più famosi, ma mi risulta che da Niamey, dove vivo qui nel Sahel, un quarto Re Magio si è unito alla compagnia tramite le nostre piste carovaniere che collegano il Niger al Mali e alla Nigeria, alla Libia e al Ciad, attestate fin dall’antichità e anche oggi piene di gente forzata a lasciare la sua terra. Oro, incenso, mirra e… sabbia. L’oro per il re, l’incenso per la divinità e la mirra per indicare il tipo di morte che il messia avrebbe dovuto patire. Ma la sabbia? Chi è il quarto Re che come dono offre solo un po’ di sabbia appena raccolta?

Un Re che porta sabbia per migliaia di kilometri ad un altro Re, nudo e inerme come tutti i neonati, non fa bella figura. Della sabbia, apparentemente, c’è poco di cui essere fieri visto che nella società di quel tempo si badava molto alle apparenze del potere. Corone, troni, armate, censimenti, lotte intestine, vendette, conquiste di territori e soprattutto prestigio. Tutte cose queste che con la sabbia hanno poco o nulla da spartire. L’oro, l’incenso e financo la mirra, resina aromatica che ha virtù antisettiche, erano ben accette e in fondo rispondevano alle aspettative regali del bimbo appena nato. La sabbia no. Troppo umile, poco rappresentativa del potere inteso come dominazione, feriale e persino scomodante quando messa assieme al vento e generatrice di polvere. Inaccettabile, quasi offensiva o comunque inappropriata per la circostanza.

Ma ricordatevi che non è certo l’unico di queste sconfinate terre del nord Africa ad essersi messo in viaggio. I vostri giornali non raccontano mai delle migliaia di migranti in movimento tra i diversi Paesi africani provati da carestie o dittature, fame o violenze.

Migliaia di non-persone che vedo io qui ad Agadez, incrocio di rotte di disperazione per l’Africa del nord: dal Sahel al Mediterraneo. Scappano dal Mali sempre in guerra, della Guinea affamata, dai paesi del Sahel nella morse della sete. Noi qui vediamo con i nostri occhi interi popoli in movimento in cerca di speranza e di pace. Trump riteneva eritrei, somali, sudanesi, tutti criminali.
Macron, si vantava di distinguere i rifugiati, degni di rimanere in vita, dai migranti “solo economici” che ci dispiace per la loro eliminazione. E l’Italia si vantava di rimandare a mare barconi fatiscenti abituandosi a non commuoversi più per le donne, gli uomini e i bambini che affogano nel Mediterraneo impedendo alle Ong di salvare le loro vite.

Voi che nelle chiese oggi ricordate con un tocco di poesia i Re magi che hanno passato tante frontiere in un viaggio avventuroso, ricordate che la frontiera più mortale del mondo è alle porte del Sahel e del Mare Nostro, una sponda che ne unisce un’altra, dalla sabbia del deserto a quella del mare. (Tanto per dare un numero: tra il 2016 e il 2017 i morti hanno superato il numero di dodicimila). Proviamo ad aggiungere gli altri s-comparsi nel deserto o nei campi di detenzione ed eliminazione libici e avremo la cifra di una guerra che di silenzioso ha solo la viltà della codardia.

Le non-persone non hanno oro né cose preziose da offrire al Dio degli ultimi perché delle loro ricchezze sono stati depredati da noi nazioni avanzate dell’occidente. Non voglio rovinarvi la festa ma solo ricordarvi che gli ottanta milioni di Re Magi profughi nel mondo, non hanno frontiere e stanno disegnando loro i nuovi confini del mondo.

Buona Epifania, padre Mauro Armanino

Niamey, Solennità dell’Epifania, 6 gennaio 2021

 

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