Voci da Gaza: giorni 295 e 296

Duecentonovantacinquesimo e duecentonovantaseiesimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 27-28 luglio 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e assedio. Foto di copertina: © WFP/Ali Jadallah

Il paniere alimentare è il pilastro della sopravvivenza a Gaza City e nel suo nord

Tutte le persone nella città di Gaza e nel duo nord , indipendentemente dalla loro situazione lavorativa, finanziaria o sociale, oggi hanno bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere, mentre il governo di guerra sionista continua la sua brutale aggressione contro il nostro popolo, facendo morire di fame la gente, con molte morti causate della mancanza di cibo, soprattutto bambini.

L’assedio si intensifica poiché il nemico sionista impedisce l’ingresso di merci a Gaza city e nel suo nord, così che i mercati sono diventati privi di tutto ciò che può essere acquistato per soddisfare i bisogni primari con quantità anche minime di cibo. Le persone non hanno i soldi per comprare anche quel poco che c’è sul mercato, come il cibo in scatola, che alcuni di quelli che lo hanno ottenuto rivendono perché hanno bisogno di soldi per soddisfare altri bisogni, o per comprare un tipo di verdura coltivata localmente, che ha un prezzo esorbitante. Le personne non hanno più soldi, anche perché non esistono più né banche né sportelli bancomat da cui i lavoratori e le lavoratrici del settore pubblico o privato possono ritirare i propri salari, oltre allo sfruttamento praticato da alcuni commercianti e dai cambiavalute del bisogno di denaro delle persone, quindi forniscono loro contanti in cambio di una percentuale che varia tra l’8 e il 20%.

Nonostante gli annunci di varie organizzazioni sui social media per informare il pubblico su come raggiungere e registrarsi per ricevere gli aiuti, molte donne e molti uomini non sanno come registrarsi e non tutti hanno la possibilità di accedere a Internet o sanno come usarlo.

Le persone che chiamano il nostro centro chiedono costantemente informazioni sui cesti alimentari: chi distribuisce i buoni (ci sono ricevute di consegna)? Com’è possibile ottenerli? Vogliamo il buon cestino che contiene datteri, latte e zucchero. Chi ne è responsabile? Abbiamo bisogno di latte artificiale, dove possiamo trovarlo? Abbiamo un bambino che ha perso entrambi i genitori in guerra. Chi lo manterrà e chi gli fornirà il cibo? E’ possibile avere biscotti fortificati per bambini?… e altre domande.

In questa triste situazione, si creano conflitti interni sui buoni, sia tra le organizzazioni che effettuano la distribuzione, sia tra le organizzazioni e il Ministero dello Sviluppo Sociale, oppure tra gli stessi cittadini. Conflitti causati della corsa per ottenere il paniere alimentare, o per accaparrarsi la maggior parte possibile dei panieri, dovuta alla mancanza di fiducia nel fatto che possano attendere il loro turno per ottenere la loro parte secondo quanto previsto dal programma di distribuzione.

Come è accaduto in precedenza nei centri di accesso agli aiuti presso le rotatorie del Kuwait e di Nabulsi, dove molti giovani hanno bloccato il percorso dei camion per rubarne il contenuto, la stessa cosa sta accadendo ora, ma con i camion del Programma alimentare mondiale o dell’UNRWA o addirittura attaccando i magazzini in cui sono conservate le scatole dei tagliandi.

Purtroppo, queste e altre scene che accadono a Gaza city e nel suo nord sono create dal nemico sionista, che ha spinto la gente a combattersi per avere un pezzo di cibo per sopravvivere, perché il padre o la madre non tacciono nel far morire di fame i propri figli, soprattutto se hanno l’opportunità di soddisfare questa fame.

La politica di affamare perseguita dal governo di guerra sionista rientra nel piano globale di pressione sul movimento Hamas e di diffusione del caos e d’insicurezza per smantellare la coesione del fronte interno. Tuttavia, il comportamento di alcuni, rientra nell’ambito dell’esaurimento di singoli casi e non è possibile generalizzare in alcun modo, perché ciò che abbiamo vissuto, dall’orrenda aggressione degli ultimi lunghi mesi, a partire dalle pressioni a livello militare, dove migliaia sono stati uccisi e decine di migliaia feriti, alla distruzione totale delle infrastrutture e sovrastrutture, ma il popolo non si è arreso, e non c’è dubbio che abbia sopportato la guerra di fame che dura da mesi, e il popolo non accetterà la sconfitta di fronte al nemico traditore, ma tutti attendono con impazienza e grande speranza in un domani migliore in cui tutta questa sofferenza finirà con la fine di questa insidiosa aggressione.

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