Voci da Gaza: il diario di Zainab, 1 – 7 novembre 2024

Dal 392esimo al 398esimo giorno della guerra genocida contro Gaza

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e assedio

Dal ventisettesimo al trentatreesimo giorno del secondo anno di guerra genocida contro Gaza, 1-7 novembre 2024

Jabalia e Beit Lahia sono sotto la ghigliottina, Gaza è oppressa dal peso degli attacchi, della sete e della fame.

I giorni passano e la Striscia di Gaza è ancora nel mezzo dell’aggressione sionista, senza sosta alcuna. Nessuno può prevedere quando tutta quest’ ingiustizia finirà. Il massacro continua ogni giorno, con decine e centinaia di vittime, delle quali riusciamo con difficoltà a tenere il conto, insieme a quello delle decine di migliaia di martiri che li hanno preceduti. Lo sfollamento forzato di cittadini e cittadine continua, ripetendo le scene della Nakba del 1948. Continuano l’assedio, la fame e la distruzione delle infrastrutture, tanto che Gaza è diventata invisibile: buia, senza elettricità, assetata, senza acqua e il suo cielo arrabbiato e distorto da aerei mortali e riempito dal ronzio dei cicalini.

Per un anno intero la città di Gaza ha cercato di riprendersi e di scrollarsi di dosso gli effetti della distruzione, ma le conseguenze di questa intensificata aggressione nel nord pesano ancora di più, poiché lì si accalca una grande folla di donne, bambini e uomini sfollati, esposti tra il cielo e la strada, nelle strade o dentro i tramezzi che un tempo erano negozi commerciali, o nelle scuole o nelle case spoglie e senza porte né finestre, sono presi dalla paura e dal terrore del prossimo spostamento senza meta, o di perdere altre persone care la prossima volta, che non potranno nemmeno avvolgere e seppellire in un cimitero, e dalla paura di abituarsi ad ingoiare l’amarezza della perdita senza versare lacrime.

Non dimentichiamolo, il mese di novembre, in particolare il suo inizio, è sempre stato il mese della Nakba. Diversi anni fa, più di un secolo fa, la Dichiarazione Balfour britannica del 2 novembre 1917, per concedere la Palestina al movimento sionista affinché potesse nascere lo Stato d’Israele. Balfour mantenne la sua promessa di usurpare la terra con la forza, il che provocò lo sfollamento forzato della popolazione e le successive tragedie da quella data per mano dei sionisti nazisti e dei loro sostenitori, che non si fermano fino ad oggi.

Quella storia ci ricorda che siamo di fronte a un nemico feroce, spinto dall’istinto di proteggere la sua preda, che ha sequestrato con la forza e l’ingiustizia. Anzi, ogni volta che avverte il pericolo, diventa giorno dopo giorno più feroce e brutale. Soprattutto, da allora riceve sostegno militare, materiale e morale dai paesi coloniali globali e dai loro servitori nel mondo arabo.

Anche se cambiare questa realtà non è una cosa facile, soprattutto dopo che l’aggressione si è estesa anche al Libano, la possibilità di avviare negoziati per fermare questa guerra incendiaria e questo genocidio nella regione è ancora possibile, e le speranze del nostro popolo sono ancora forti per porre fine a questa brutale aggressione.

 

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