Come Israele limita l’accesso dei musulmani alla preghiera nella Moschea di al-Aqsa

Articolo pubblicato originariamente su Jerusalem Stories

Questo grafico offre una panoramica visiva dei diversi punti in cui Israele blocca l’accesso dei musulmani al loro sito più sacro, anche durante il Ramadan. Sebbene Israele si vanti orgogliosamente di “alleggerire le restrizioni” per l’accesso alla terza moschea più sacra dell’Islam durante il Ramadan, la verità è che a milioni di persone (nella stessa Gerusalemme, nel resto della Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e in altri Paesi) viene impedito anche solo di immaginare di pregare lì (vedi Gerusalemme: una città chiusa). Gradualmente, nel corso del tempo, questo accesso è stato ridotto in modo tale che un numero sempre minore di fedeli può effettivamente raggiungerlo.

Al momento in cui scriviamo, per chi possiede un documento d’identità dell’Autorità Palestinese (AP), i criteri per essere presi in considerazione includono: avere l’età e il sesso giusti; avere un permesso d’ingresso; avere una tessera magnetica; non avere “blocchi di sicurezza” nel labirintico sistema informatico. Anche coloro che soddisfano tutti i criteri in un determinato venerdì di Ramadan, quando le restrizioni sono “alleggerite”, possono trovarsi respinti se la quota di fedeli stabilita arbitrariamente per quel giorno è stata raggiunta (ad esempio, solo 3.000 saranno autorizzati a passare il checkpoint in un determinato venerdì di Ramadan)1 .

E per quei pochi fortunati a cui viene concesso l’accesso alla città, devono fare la spola con gli autobus messi a disposizione per raggiungere l’area della moschea, pregare e poi assicurarsi di lasciare Gerusalemme entro le 16:00 (come specificato nel permesso), tornare al posto di blocco entro il coprifuoco richiesto delle 17:00 e sottoporsi al controllo delle impronte digitali.

Dopo un’esperienza così onerosa e umiliante, non sarebbe sorprendente se i fedeli esitassero a tornare.

DIDASCALIE GRAFICO DA SINISTRA:

AL CHECKPOINT: I palestinesi con una carta d’identità dell’Autorità Palestinese che vivono fuori da Gerusalemme devono fare richiesta di un permesso per pregare alla moschea al-Aqsa. Dal 7 ottobre 2023 è molto raro che vengano concessi permessi. Anche chi riesce a entrare a Gerusalemme, si ritrova davanti a restrizioni all’interno della città.

ALL’INGRESSO DELLA CITTA’ VECCHIA: per entrare in città vecchia e soprattutto per accedere a quei vicoli che portano diretti alla moschea al-Aqsa, ci sono posti di blocco della polizia israeliana. Vengono scannerizzare le carte d’identità di molti palestinesi che cercando di entrare. Solo i palestinesi che sono cittadini israeliani o i residenti permanenti di Gerusalemme possono entrare, così come i turisti stranieri. Durante il mese di Ramadan chi ha la carta d’identità dell’autorità Palestinese può entrare solo se soddisfa determinati criteri (età, sesso, etc.)

ALL’ENTRATE DELLA MOSCHEA AL-AQSA:

Restrizioni per età e sesso: Israele impone restrizioni variabili su chi può entrare alla moschea. Per esempio, un giorno possono entrare gli uomini sopra i 70 anni e le donne sopra i 60, mentre il giorni successivo le regole cambiano.

Restrizioni per ora e giorno: in certe ore del giorno, per sempio dalle 7 alle 10 di mattina, la polizia limita l’accesso dei musulmani mentre facilita l’accesso degli ebrei

Restrizioni per divieti: Israele mette in atto degli ordini che vietano ai signoli palestinesi di entrare nella moschea da 1 a 6 mesi. Oltre 400 palestinesi hanno ricevuto questo tipo di divieto, tra cui alcuni impiegati del Waqf.

 

Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)

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