Voci da Gaza: giorno 284

Duecentottantaquattresimo giorno della guerra genocida contro Gaza, 16 luglio 2024

La testimonianza di Zainab Al Ghonaimy, da Gaza sotto bombardamento e assedio

La vita a Gaza è sospesa tra il cielo e la terra

Il cielo di Gaza di notte è illuminato dalle stelle, ma non possiamo alzare lo sguardo e goderci la contemplazione, perché le cose diventano confuse per noi. Si tratta di una stella, di un aereo da ricognizione, di un quadricottero killer o di un drone per fotografare tutto ciò che si muove a terra?Tra questo e quel pensiero, un missile scende dal cielo nel buio della notte, colpendo uno degli edifici o le tende degli sfollati. Allora il cielo si illumina dalle fiamme dell’esplosione e le stelle scompaiono. Tutto ciò che rimane è il suono del drone che penetra nelle nostre orecchie, e colpisce le nostre teste come un martello sulla testa di un chiodo, mentre gli edifici, le tende e molti corpi di martiri sprofondano nel terreno.

Mia figlia, la mia amica, mia parente e tutti quelli che mi chiamano la sera mi chiedono: “Cos’è quel suono e dove sei adesso?” Dico loro che è il suono del drone, e tutto quello che vedo è una stella splendente che non so se è reale o se si tratti invece del drone che martella sulla mia testa. Non esitano ad avvisarmi e consigliarmi di non restare sul tetto, ma sono costretta a passare del tempo all’aria aperta per ricevere un segnale di chiamata e un campo per internet per poter comunicare con loro, con gli altri.

Ieri, in pieno giorno, mentre tornavo in ufficio da un viaggio di lavoro, l’autista si è fermato un po’. Guardando il cielo ho notato due stelle che brillavano a mezzogiorno. Ho continuato a seguirle e ho visto che si alternavano. Appariva la prima per poi sparire e riappariva la seconda e così via. Allora ho capito che non erano vere stelle, ma piuttosto erano la metafora verbale che si usa da noi quando una persona minaccia l’altra verbalmente usando il proverbio popolare: “Ti faccio vedere le stelle a mezzogiorno”. Mi sono trovata quindi tra “le stelle” con cui i leader della guerra sionista ci minacciano quotidianamente a Gaza, nei fatti e non verbalmente, per costringerci allo sfollamento forzato e all’emigrazione.

Ho chiamato l’autista e gli ho detto di venire subito. Era spaventato e mi ha chiesto cosa stava succedendo. Gli ho detto: “ho visto le stelle a mezzogiorno, sbrigati”. Avevamo appena percorso una breve distanza mentre lui guardava fuori dal finestrino della macchina e mi ha detto: “è vero, il missile sta scendendo dall’alto”. Poi abbiamo sentito il rumore quasi smorzato e l’autista ha detto: “Non è esploso. Che Dio ci protegga da dove è caduto”. Gli risposi: “Te l’ho detto, ho visto le stelle nel cielo”. Sì, gli aerei volteggiavano e brillavano alla luce del sole. Hanno diretto la loro lava su una scuola dove si rifugiavano donne, bambini e uomini sfollati, uccidendo e ferendone decine, senza pietà. E la scena si ripete a Nuseirat, ad Al-Maghazi, e nel Mawasi di Khan Yunis, qua e là, gli aerei viaggiano di notte tra le stelle per tradire chi guarda il cielo. Brillano in pieno giorno e tradiscono chi li vede e chi non li vede, e così la nostra vita resta di fatto sospesa tra il cielo e la terra. Chi sopravvive oggi, sopravviverà domani? e così via.

Il poeta palestinese Mahmoud Darwish disse della terra di Palestina: “Su questa terra esiste qualcosa per cui vale la pena vivere”. Ma non disse che in questo cielo c’è ciò che uccide la vita su questa terra. Nonostante ciò, aggrappandosi alla speranza, tutta la gente, fissando il cielo, continuerà a dire che su questa terra e a Gaza esiste qualcosa per cui vale la pena vivere.

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