Articolo pubblicato originariamente sul Manifesto. Foto di copertina: Un carro armato israeliano per le strade di Jenin – Epa/Alaa Badarneh
Di Chiara Cruciati
Mentre si festeggia il ritorno a casa di 183 prigionieri politici, proseguono le operazioni militari israeliane in Cisgiordania. Le offensive nelle città impediscono l’ingresso di cibo e medicine a sufficienza
La gioia dilagava ieri nelle strade di Ramallah e di Gaza. Gli abbracci a lungo rimandati a corpi e volti trasformati dal tempo e dalle privazioni sofferte nelle prigioni israeliane hanno offuscato per qualche ora la quotidianità dell’occupazione che non ha mai smesso di definire l’esistenza palestinese.
A Jabal al-Mukabber, quartiere di Gerusalemme est tra i più vessati, Mohammed Adel Owaisat ha preso in mano una mazzetta e ha iniziato a demolire le pareti della sua casa. Era considerata abusiva dalle autorità israeliane, che di permessi di costruire ai palestinesi non ne rilasciano quasi mai. Quando l’ordine di demolizione arriva, o si fa da sé – come Owaisat – o si paga il costo del bulldozer.
I NUMERI totali vivono impennate costanti: secondo l’ufficio umanitario dell’Onu, Ocha, tra ottobre 2023 e novembre 2024 Israele ha demolito 320 abitazioni palestinesi a Gerusalemme est, lasciando senza tetto 40mila persone. Su altre 40mila strutture pesano ordini di demolizioni. In Cisgiordania l’esercito ha distrutto, nel solo 2024, 1.058 strutture, di cui 192 case (860 sfollati). Al villaggio di al-Numan (Israele ha annesso la terra ma non i suoi abitanti che hanno carta d’identità della Cisgiordania) sono stati consegnati ordini di demolizione a tutte e 45 le case della comunità.
Del conto della distruzione non fanno parte le abitazioni distrutte a Jenin, Tulkarem, Tubas. Al dodicesimo giorno dell’operazione «Muro di ferro» l’esercito israeliano ha fatto saltare in aria alcune case nel campo profughi di Jenin e ha ucciso un ragazzino di 14 anni, Ahmad Saadi, centrato da un drone mentre sedeva davanti casa. Con lui è morto un parente, l’infermiere Tamam Saadi. Per Israele, interpellato in merito dalla stampa israeliana, l’aviazione avrebbe preso di mira «terroristi armati».
A Tulkarem l’operazione militare è entrata nel sesto giorno, con un ferito grave, un 50enne colpito al petto da una pallottola dell’esercito. Anche qui, accanto ai soldati che hanno compiuto violente incursione in abitazioni palestinesi, distruggendone gli interni, a operare sono stati i bulldozer: strade divelte, case e negozi gravemente danneggiati. L’ospedale Thaber resta sotto assedio, mentre la chiusura di strade e la presenza dei carri armati impedisce alla popolazione di ricevere cibo e medicine a sufficienza.
CHE DOPO la tregua a Gaza si sarebbe assistito alla recrudescenza delle pratiche di occupazione in Cisgiordania, era atteso. A peggiorare la situazione è stato il precedente intervento dell’Autorità nazionale palestinese contro le stesse città, a partire da Jenin. Delle possibili intenzioni dell’Anp ha scritto ieri Middle East Eye: in un incontro a Riyadh, Hussein al-Sheikh (indicato da Abu Mazen come successore), avrebbero assicurato all’inviato Usa Steve Witkoff di essere pronti a scontrarsi con Hamas per il controllo di Gaza.
Si tratterebbe di una missione suicida, dal punto di vista politico, tanto più mentre Trump è così poco interessato alla Striscia da paventarne la pulizia etnica e mentre la popolazione palestinese chiede a gran voce unità nazionale.
Faccio mia la Preghiera del patriarca di Gerusalemme, sperando che le sue parole vengano ascoltate e accolte.
Senza parole. Siamo tutti responsabili....se c'è ne laviamo le mani....complici!
Signore Padre d'amore, ti prego ascolta il grido di dolore di tutte queste anime innocenti che stamno pagando con la…
Una preghiera
Mi è insopportabile la morte di un solo bambino, di una sola donna, di un solo uomo, tanto più se…