Articolo pubblicato originariamente su Invisible Arabs
Di Paola Caridi
Dal buco nero del pianeta Terra arrivano questi lampi. Fermo immagine di video girati a Gaza – a Gaza City, in questo caso -, il cui sonoro fa solo immaginare l’inferno. Le urla di chi è spettatore dentro l’inferno, in attesa di ciò che sa arriverà. Il bombardamento. Non una bomba sganciata da un caccia israeliano, bensì un vero e proprio bombardamento dell’aviazione israeliana che squarcia la notte (notte che è già senza respiro, senz’acqua, senza cibo, senza un bagno, senza medicine). Il bersaglio è l’impianto di desalinizzazione dell’acqua del quartiere al Tuffah, uno degli storici antichi quartieri di Gaza. Un impianto dell’acqua bombardato in un inferno già senz’acqua da oltre un mese. Meglio, da un anno e mezzo.
Le urla, e le bombe che cadono, e i colori accecanti delle esplosioni. Solo immaginando di essere lì, immaginando di urlare, tremare, di sentire la terra che si muove come in un terremoto. Solo trasportando almeno il nostro sentire lì, nel buco nero del pianeta Terra, chiuso e sigillato da tutti i lati, riusciremmo forse a non sentirci esclusi da questa storia?
D’aprile, “il più crudele dei mesi”, la guerra di distruzione e sterminio di Gaza sta raggiungendo un apice che continua a non essere mostrato. Ma c’è. C’è guerra di distruzione e sterminio. Ci sono i bombardamenti che squarciano desalinizzatori e carne, tende e corpi, e sabbia e cemento. Incessanti, dicono i segnali Morse che da Gaza ancora arrivano sulle nostre (maledette e anche benedette) piattaforme social. Incessanti mai come in questi ultimi giorni e notti, dicono.
I piloti israeliani sono in azione, e mi chiedo come facciano, come fanno incessantemente a sganciare morte. Dietro uno schermo, altri ‘piloti’ israeliani guidano i quadcopter, i droni che seguono esseri umani e li uccidono come birilli. Gli esseri umani muoiono a grappoli. A cento al giorno. I sudari non sono più sufficienti, da tempo. E non potrebbero neanche contenere i corpi smembrati di cui le immagini e i video che giungono da Gaza sono pieni. Corpi smembrati, come fossero oggetti. Disumanizzati.
Mi chiedo, sempre di più, se è solo ai corpi smembrati di bambini e adulti di Gaza che viene tolta dignità nel farli a pezzi. Oppure – ed è quello che invece credo fermamente – se è anche a noi a cui è stata tolta dignità, senza che ci difendessimo neanche con un braccio alzato a proteggerci il viso.
Nessuna, nessuno avrebbe immaginato questo tempo di genocidio nel corso della propria vita individuale e collettiva. In questo tempo di genocidio, però, ci tocca di vivere, ora, ed è con questo tempo che dobbiamo misurarci. Misurarci, certo. E capire su cosa ci siamo veramente formati. Siamo nell’opportunità tragica e senza appello, siamo dentro l’occasione di mostrare cosa abbiamo imparato. Per quanto mi riguarda, il “mai più”. Mai più per nessuna, nessuno. Mai più. L’occasione è proprio questa: mostrare se veramente, nel profondo, questo “mai più” è l’orpello, il gioiello buono da mostrare alla festa, oppure è finalmente pratica, gesto, atto politico. Neanche dissenso. È affermazione. Neanche resistenza: è dignità manifesta.
Nel tempo di genocidio non ci è consentito essere pavidi e ignavi. Fragili, sì. Fragili certo, perché significa essere penetrati da dolore ed empatia, umanità, tenerezza. E se accettiamo di affermare fragilità e tenerezza, pianto e disperazione forse sarà più semplice – finalmente – rivoltarsi. Non accettare di partecipare a questo banchetto di morte. Non nel mio nome.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."