Voci da Gaza – siamo qui, ancora, per restare

Il racconto di Zainab, da Gaza sotto aggressione e bombardamento

Ventisettesimo giorno della guerra a Gaza, 2 novembre 2023

Il piano di occupazione non manca di chiarezza: prima la pulizia etnica di Gaza, poi la Cisgiordania e infine confiscare tutta la terra della Palestina.

Il rumore del bombardamento missilistico è diventato insito in ogni secondo della nostra vita quotidiana, al punto che se sentiamo una calma relativa, anche se breve, diventiamo ansiosi per quello che verrà dopo, ci siamo abituati ad addormentarci e risvegliarci al rumore dei bombardamenti e dei droni che ci terrorizzano con il loro rumore; siamo arrivati ​​al punto di ringraziare Dio per il numero dei martiri in questa o quella regione, se sono stati dieci, non venti, oppure venti e non quaranta.

Negli ultimi quattro giorni, i bombardamenti si sono intensificati in tutte le aree della Striscia di Gaza, anche in aree che l’esercito di occupazione israeliano ritiene sicure, e dove gli abitanti di Gaza City e del suo nord sono stati costretti a dislocarsi, come Rafah, Khan Yunis e la regione centrale oggetto di violenti attacchi, oltre al bombardamento di alcune auto in direzione sud, dentro la quali sono state assassinate tutte le persone a bordo.

Lo Stato occupante continua senza sosta il suo piano di uccidere la popolazione palestinese e di distruggere edifici e strutture, con l’obiettivo di costringere coloro che rimangono ad andarsene. Sembra che il piano contenga prima il dislocamento forzato di Gaza, poi la Cisgiordania, e infine l’espansione dello Stato di Israele sull’intero territorio nazionale palestinese.
Ciò sta accadendo di fronte al mondo arabo normalizzatore e ai paesi occidentali che sostengono questa aggressione, e tutti sanno che ciò che ci sta accadendo ora è semplicemente l’attuazione della prima fase di questo piano, che è coerente con il piano di Trump, l’ex presidente americano. L’ essenza del suo piano è di evacuare i residenti dalla Striscia di Gaza e creare una patria alternativa per i palestinesi nel Sinai, in Egitto, eliminando così i disagi causati dalle fazioni della resistenza allo Stato occupante in ogni battaglia e scontro.

La domanda è: “Perché ora il governo di occupazione israeliano insiste nell’attuare il suo piano?” Senza ombra di dubbio vuole vendicarsi dopo che è diventato chiaro che il mito dell’esercito imbattibile è caduto. Il 7 ottobre ha ricevuto un duro schiaffo che non si aspettava. Normalmente lo Stato occupante è abituato a tenere le redini, e a decidere quando iniziare le aggressioni e quando fermarsi.

Pertanto, per ventisette giorni, l’esercito di occupazione ha continuato la sua ferocia aggressione contro la Striscia di Gaza, dove aerei, carri armati e cannoniere hanno sganciato su di noi circa 25.000 tonnellate di esplosivi pesanti, progettati per colpire montagne e fortezze, compresi materiali incendiari al fosforo, che hanno causato la morte di 9.060 martiri e 32 mila feriti, e il sangue scorre ancora, il sangue di donne e bambini in fila nelle panetterie o nei negozi rimasti.
Le scuole dell’UNRWA in cui risiedono gli sfollati non sono state risparmiate dai bombardamenti e il loro sangue scorre al loro interno, così come non sono stati risparmiati coloro che si sono rifugiati nell’Ospedale Battista e il loro sangue scorre sotto le macerie. Negli ultimi giorni i bombardamenti si sono intensificati nei pressi dell’ospedale Al-Quds, che ospita 14.000 donne e uomini sfollati, e nei pressi dell’ospedale indonesiano di Jabalia, e il sangue delle cittadine e dei cittadini continua a scorrere.

Due notti fa e fino ad oggi, il torrente ha raggiunto il suo culmine, con violenti scontri tra l’esercito di occupazione, con i suoi aerei, carri armati e corazzate, e membri della resistenza. Questo esercito, con i suoi veicoli militari, soldati e ufficiali, insiste ancora nel continuare la sua aggressione e a costringere i cittadini a spostarsi approfittando dell’aviazione.
L’apertura del valico di Rafah per i feriti, dove saranno accolti da un ospedale da campo nel Sinai dando anche un alloggio per i loro accompagnatori, rientra nel quadro del piano di dislocamento. Non lasciatevi ingannare dalla notizia che Israele richiede l’approvazione per ogni individuo che lascerà Gaza. È chiaro che l’accordo per vendere il nostro sangue ha cominciato ad assumere le sue dimensioni: nonostante la severità di prima nel non aprire il valico, chiunque abbia una nazionalità non palestinese (anche doppia nazionalità) ora può lasciare Gaza, in modo che il piano di dislocamento forzato della popolazione della Striscia di Gaza sia portato a termine, se non con il loro consenso, con il bombardato e il genocidio senza pietà.

La cosa divertente è che i leader arabi si stanno ancora consultando su ciò che diranno al vertice, che dovrebbe tenersi tra dieci giorni. Anche questo ritardo è appropriato per loro e appropriato per lo Stato occupante, poiché più cittadini palestinesi verranno eliminati, e piú i loro discorsi e le loro decisioni saranno allora pieni di condanna e di denuncia.

Cosa succederà dopo che la Striscia di Gaza sarà sotto un fuoco ardente senza pietà, e il nord di Gaza sarà tagliato fuori dal suo sud? Siamo ancora qui per restare, e il nostro popolo palestinese nutre ancora speranze nella fine di questa aggressione, nonostante tutta la distruzione, le ferite e lo spargimento di sangue.

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