Il caso del presidente di Al-Haq accusato falsamente di essere un terrorista. Il Corriere Della Sera deve pagare 15.000 euro di danni per diffamazione

Articolo pubblicato originariamente da ELSC Support. Traduzione a cura di AssoPace Palestina

Il Corriere Della Sera, uno dei più importanti quotidiani italiani, ha pagato circa 15.000 euro di danni a Shawan Jabarin, direttore generale di Al-Haq, per averlo diffamato nel 2021 accusandolo falsamente di essere un terrorista e un assassino, cosa che ha gravemente danneggiato la sua reputazione.

Cosa è successo?

Il 20 dicembre 2021, la deputata Laura Boldrini ha invitato i rappresentanti di due organizzazioni palestinesi, Al-Haq e Addameer, a un’audizione in videoconferenza presso la Camera dei Deputati del Parlamento italiano. L’audizione è stata organizzata in risposta alla designazione da parte di Israele di sei ONG palestinesi, tra cui Al-Haq e Addameer, come “organizzazioni terroristiche” nell’ottobre 2021. Questa designazione è stata ampiamente respinta e condannata dagli Stati e dalle istituzioni dell’UE, tra cui l’Italia, nonché dalle Nazioni Unite e da varie organizzazioni internazionali.

Tuttavia, due giorni dopo l’udienza, Il Corriere della Sera, Libero Quotidiano e Il Tempo hanno pubblicato articoli contenenti dichiarazioni inattendibili, imprecise, false e diffamatorie nei confronti di Addameer, Al-Haq e del suo Direttore Generale, Shawan Jabarin, etichettandolo come “terrorista”. Inoltre, i giornali hanno omesso informazioni contestuali essenziali riguardo alla pretestuosa designazione di ad Al Haq e Addameer come organizzazioni terroristiche, violando così il diritto dei lettori di accedere a un’informazione libera e imparziale.

Il nostro risultato:

In seguito alla citazione a giudizio, Il Corriere Della Sera ha accettato un accordo transattivo che prevede il risarcimento dei danni subiti da Shawan Jabarin e la pubblicazione di un articolo che ritrattava le affermazioni diffamatorie. Nell’articolo di rettifica, pur descrivendo la vicenda, il giornale non ha riconosciuto che erano state le sue stesse pagine a diffamare Jabarin. Questo caso evidenzia la necessità cruciale di un giornalismo responsabile, non solo per quanto riguarda il caso palestinese, ma anche per quanto riguarda i pregiudizi razzisti e la sottorappresentazione delle minoranze in Italia.

Già a dicembre 2022, come ELSC, avevamo inviato un esposto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio e della Lombardia, segnalando le violazioni agli obblighi deontologici di verità e accuratezza a cui sono tenuti i giornalisti professionisti. Il primo si è espresso a novembre 2022 condannando l’operato de Il Tempo e chiedendo la rettifica dell’articolo che riguardava proprio il caso di Shawan Jabarin. Il fatto che, a distanza di due anni, e di due precedenti decisioni, l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia non abbia ancora emesso una deliberazione è indicativo della scarsa attenzione dei media italiani rispetto alle proprie responsabilità divulgative.

Inoltre, qualche settimana fa, gli stessi media hanno lanciato un altro attacco a Shawan Jabarin e all’avvocato che lo rappresenta, citando erroneamente le parole dell’avvocato e accusandolo di antisemitismo. Respingiamo pienamente queste accuse, utilizzate come tattica diffamatoria. Siamo al fianco dei nostri rappresentanti e del loro diritto alla libertà di espressione e rifiutiamo le tattiche usate da Israele e dai suoi alleati per strumentalizzare l’antisemitismo e reprimere il dissenso.

Questo caso è molto importante perché mette in luce le problematiche del giornalismo italiano. Da diversi mesi la stampa mainstream italiana è accusata di non riportare informazioni corrette rispetto al genocidio in corso in Palestina. Questa battaglia legale ha l’obiettivo di rendere i giornali italiani responsabili per il loro lavoro di disinformazione e sottolinea il nostro impegno nel ritenere i media responsabili e nel sostenere le voci palestinesi.

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