Voci da Gaza – sabato 28 ottobre

Il racconto di Z., da Gaza sotto bombardamento

Ventiduesimo giorno di guerra a Gaza, 28 ottobre 2023

Tagliati fuori dal mondo e la morte imminente si avvicina



Sembra che lo stato di occupazione israeliano sia desideroso di esaminare il problema di come trasformare la Striscia di Gaza in una grande tomba, come ho scritto ieri, e ha tagliato le comunicazioni e Internet, fino a tagliarci completamente fuori dal mondo. Ecco perché il mio messaggio mattutino per rassicurare i miei cari dentro e fuori il mondo dalla Striscia di Gaza non vi raggiungerà.

Non c’è una vera descrizione di quello che abbiamo vissuto la notte scorsa, dei missili incendiari si alzavano in cielo e avevamo la sensazione che venissero verso di noi, prendendoci di mira, poi deviavano leggermente e tiravamo un sospiro di sollievo nel renderci conto che eravamo ancora vivi. Io, la mia amica e i suoi figli eravamo vicini, aggrappati gli uni agli altri. Lei leggeva versetti del Corano, implorando Dio di salvarci, e le sue figlie mormoravano preghiere con la paura bloccata negli occhi e in gola. Non riuscivamo ad addormentarci, come se avessimo paura di morire senza saperlo.

L’unica cosa che abbiamo sentito su quello che stava succedendo era con la piccola radio, dove l’annunciatore chiedeva alla popolazione della Striscia di Gaza di pregare Dio per salvarli. Stavo spostando il cursore per sapere dove era atterrato il missile, ma il rumore era molto forte e stavamo entrando di nuovo negli abissi della nostra paura, le nostre membra tremavano per il panico e l’orrore. È una notte che va oltre ciò che vediamo nei film horror virtuali: nelle ultime ore, 377 persone sono state martirizzate durante i massacri che hanno colpito 53 famiglie.
Pertanto, il numero dei martiri ha raggiunto rapidamente 7.703 persone, il 50% delle quali bambini, mentre il numero dei feriti ha raggiunto 19.734 persone e il numero dei dispersi ha raggiunto 1.800 persone, tra cui 1.000 bambini.

Ci addormentiamo a intermittenza tra un raid e l’altro e non abbiamo sogni, abbiamo paura di sognare la perdita e speriamo nei nostri sogni ad occhi aperti che questa aggressione finisca.

Scrivo il mio diario sapendo che non arriverà né sarà pubblicato perché non ci sono mezzi di comunicazione, e insisto a scrivere sperando che ritornino le comunicazioni, allora avrò potuto documentare il sentimento della scena, la scena di cui il mondo ha sentito parlare e ha visto sugli schermi televisivi attraverso immagini e notizie.

Ci auguriamo che questo dolore si allevii e che la nostra gente stia bene.

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