Articolo pubblicato originariamente da B’Tselem e tradotto dall’inglese dalla redazione di Bocche Scucite
Testimonianza di Lina al-Matrabi’i (27 anni), madre di tre figli del quartiere di a-Sabra, a Gaza City, la cui figlia Sarah, di cinque anni, è rimasta gravemente ferita quando un missile sparato da Israele è penetrato nel soffitto della sua casa. Ha rilasciato la sua testimonianza al ricercatore sul campo di B’Tselem Olfat al-Kurd il 22 maggio 2022.
SARAH AL-MATRABI’I. PHOTO: OLFAT AL-KURD, B’TSELEM, 22 MAGGIO 2022
Il 14 maggio 2021, intorno alle 20.30, mio marito Zaher (43 anni) era seduto in salotto e io stavo allattando Sarah, la bambina di cinque anni, quando all’improvviso, senza alcun preavviso, un missile è caduto attraverso il soffitto della stanza. L’appartamento sopra di noi era stato bombardato. Io e Sarah eravamo coperte di detriti e temevo che mio marito fosse stato ucciso e che la nostra casa fosse stata segnata come obiettivo dall’esercito israeliano. Sarah continuava a piangere sotto le macerie. Sono riuscita a tirarla verso di me e poi mio marito è venuto a prenderla. Ero incinta di circa cinque mesi e le schegge del missile mi hanno penetrato la pancia, la schiena e il braccio destro. Ho indossato i miei abiti da preghiera e abbiamo portato Sarah fuori per cercare un’ambulanza o un’altra macchina per evacuarla. Dopo alcuni minuti è svenuta e solo allora è arrivata un’ambulanza che l’ha portata all’ospedale a-Shifaa. È stata ricoverata in terapia intensiva. Aveva danni al cranio che le avevano causato una meningite, una frattura aperta alla colonna vertebrale e schegge che erano penetrate nella spina dorsale e avevano paralizzato entrambe le gambe. I medici ci dissero che le sue ferite erano molto pericolose e ci chiesero di pregare per lei.
Sarah si è svegliata tre giorni dopo e ci hanno permesso di vederla solo dopo sei giorni. Poi è stata trasferita nel reparto di chirurgia pediatrica dell’ospedale a-Shifaa per quattro giorni. Era in pessime condizioni e non poteva vedere né parlare. Dieci giorni dopo, il 24 maggio 2021, abbiamo ottenuto il permesso di recarci in Giordania e abbiamo attraversato il valico di Erez per raggiungere l’ospedale al-Hussein. Lì è stata sottoposta a più di dieci interventi alla schiena, che hanno incluso la riabilitazione del midollo spinale e il suo fissaggio con viti. Ha subito anche un intervento di innesto di pelle sulle gambe. Era in uno stato emotivo terribile e mangiava a malapena. Continuava a scoppiare a piangere o a gridare e aveva incubi. Anche lì ha fatto psicoterapia.
Circa quattro mesi dopo, il 23 settembre 2021, ho dato alla luce il mio bambino, ‘Abdallah, con un parto cesareo all’ospedale in Giordania. È stato uno dei periodi più duri della mia vita, per riprendermi dal cesareo mentre Sarah faceva la riabilitazione.
Circa sei mesi dopo l’infortunio di Sarah, il 17 novembre 2021, siamo tornati a Gaza. Era ancora in pessime condizioni. Non poteva camminare ed era costretta su una sedia a rotelle. Ancora oggi, le sue condizioni non sono migliorate. I medici dell’ospedale Hamad di Gaza l’hanno indirizzata alla fisioterapia e io la porto ogni settimana o due. Sarah è anche incontinente, quindi le scarico l’urina con un catetere e le cambio regolarmente i pannolini. Poiché mio marito è senza lavoro, non possiamo dare a Sarah ciò di cui ha bisogno, quindi a volte riceviamo pannolini donati da enti di beneficenza e organizzazioni umanitarie. Abbiamo affittato un appartamento per 500 shekel (~USD 153) al mese al primo piano di un edificio con ascensore, quindi è accessibile per Sarah.
Anche se le condizioni di Sarah non sono ancora stabili e la maggior parte del tempo è stanca, la porto all’asilo quando non è in cura. Grazie a Dio, ama i suoi amici, che la aiutano e non la lasciano mai da sola. Non capisce bene la situazione e a volte mi chiede perché l’esercito l’ha bombardata e perché sta ancora male. Le rispondo che è forte. Devo tenerla in braccio quando fa il bagno e la vesto anche. È molto duro e faticoso, ma anche se è estenuante, voglio che rimanga il più attiva possibile, così forse si distrarrà dalla sua disabilità per un po’. Quando è a casa, striscia sul pavimento o si siede sul divano o sulla sedia a rotelle. Ha sempre paura che stia per accadere qualcosa di brutto e ci chiede di non parlare della ferita o della guerra. A volte, quando si guarda allo specchio, mi chiede di coprirle le gambe perché per lei è difficile vederle. Ogni tanto insisto perché si lasci guardare la ferita, perché forse le sarà più facile accettare la situazione. Si spaventa per i rumori forti e ha troppa paura di rimanere a casa da sola, quindi la porto spesso sul lungomare, in modo che possa lasciarsi andare e rilassarsi.
Che cosa ha fatto di male Sarah? Era solo seduta a casa a cenare. Ci hanno bombardato senza preavviso e hanno privato mia figlia di tutte le cose belle che aveva nella sua vita. Il mio cuore è spezzato, ma cerco di essere forte con Sarah e di nasconderle il mio dolore. Ora deve essere rivalutata in un ospedale fuori Gaza, perché le risorse di cui ha bisogno non sono disponibili qui. Potrà ricevere cure migliori solo fuori da Gaza, negli ospedali dei Paesi arabi, in Israele o in Europa.
[…] dalla “devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo”. ( https://bocchescucite.org/difendere-la-dignita-e-la-presenza-del-popolo-di-gaza/ ) Mai così espliciti e rinunciando…
Grazie per il vostro coraggio Perché ci aiutate a capire. Fate sentire la voce di chi non ha voce e…
Vorrei sapere dove sarà l'incontro a Bologna ore 17, grazie
Parteciperò alla conferenza stampa presso la Fondazione Basso il 19 Mercoledì 19 febbraio. G. Grenga
Riprendo la preghiera di Michel Sabbah: "Signore...riconduci tutti all'umanità, alla giustizia e all'amore."