Voci da Gaza, giorno 29: la maschera è caduta

Il racconto di Zainab da Gaza, sotto bombardamento e aggressioni

Ventinovesimo giorno della guerra a Gaza, 4 novembre 2023

Tutte le maschere sono cadute dai volti cupi dei leader, e Gaza rimarrà indistruttibile

A Gaza, tutti gli accordi e i valori internazionali sui diritti umani sono caduti ai piedi di un bambino che è rimasto tagliato fuori quando ieri il cecchino criminale lo ha sorpreso lanciandogli addosso un missile mortale, facendolo a pezzi insieme ai suoi compagni che stavano giocando nella cortile del complesso ospedaliero di Al Shifa.

Per chi non lo sapesse, la Striscia di Gaza, che si estende da sud a nord, ha una superficie di soli 365 chilometri quadrati e su di essa sono state sganciate tonnellate di esplosivo, che hanno superato le 25 tonnellate, ovvero quasi il doppio della bomba nucleare sganciata su Hiroshima in Giappone durante la seconda guerra mondiale.

Per quanto riguarda la stessa Gaza City, che è difficile da espugnare, la sua superficie è di soli 56 chilometri quadrati, ed è sotto assedio da una settimana, con un intenso attacco che continua giorno e notte. Nonostante ciò, il tentativo dell’esercito di occupazione di entrare o penetrarlo non è riuscito.

La brutalità dell’esercito nazi-sionista é arrivato al punto di inseguire i feriti e i malati che si erano coordinati per recarsi in Egitto per essere curati, con i missili israeliani piovuti sulle ambulanze che li trasportavano e, ancor più, l’aggressione li ha inseguiti anche quando hanno deciso di tornare nuovamente per sfuggire ai bombardamenti, per poi colpirli nuovamente alla porta di un complesso ospedaliero, Al Shifa, che ospita, oltre ai feriti e ai malati, circa 60.000 donne e uomini sfollati dalle zone devastate della Striscia di Gaza: altri martiri e altri feriti.

Lasciamo che il mondo intero senta che noi, che siamo intrappolati in questa grande prigione chiamata Striscia di Gaza, non ci fidiamo più del diritto internazionale umanitario o di qualsiasi altra falsa legge, e non ci fidiamo più della banda criminale europeo-americana.
Non ci fidiamo più delle false lacrime di coccodrillo versate da alcuni comandanti e leader indipendentemente dalla loro geografia e dalle loro convinzioni, soprattutto i cosiddetti arabi, quando affermano di provare pietà per ciò che sta accadendo a Gaza, mentre davanti ai loro occhi le scuole che ospitano i rifugiati sfollati vengono bombardate, gli ospedali che ospitano i feriti, le loro famiglie e gli sfollati vengono bombardati, e dove cadono centinaia di nuovi martiri e migliaia rimangono feriti.
Anche donne e bambini sfollati che erano andati a lavarsi con l’acqua di mare dopo che l’esercito israeliano aveva bombardato le infrastrutture e non c’era più acqua nelle tubature, sono stati bombardati sulla riva del mare a Deir al-Balah.

Questa mancanza di fiducia non è venuta dal nulla, ma piuttosto perché ogni persona della Striscia di Gaza che è ancora in vita, e a causa di tutti loro, ha iniziato ad avere paura di muoversi fuori dallo spazio ristretto in cui risiede. Perché muoversi vuol dire prendere una granata sulla porta di una panetteria o sulla porta di un negozio di alimentari. Hanno paura di illuminare le loro stanze di notte per paura che gli occhi del pilota assassino li vedano. Hanno paura della notte perché temono di addormentarsi e di sognare la morte o di non svegliarsi mai più.

Ma sono determinati a restare e non se ne andranno, rimanendo fermi nella loro terra dove non c’è scampo.

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